Turisti hotel Europa. <span>Foto Serena Ferrara</span>
Turisti hotel Europa. Foto Serena Ferrara
Il pizzicotto

Selfie col rudere: l'ex Hotel Europa nuova attrazione per i passanti a caccia di emozioni forti

La moda impazza su via Piave a tutte le ore


Lisciatina alla frangetta, una sistemata alle lenti da sole, prova del profilo migliore sullo sfondo dei calcinacci. Click e condividi.
La moda del selfie tra i ruderi esiste a Bisceglie da pochi giorni, ma è già inquietante fenomeno di massa.
Si concentra ai piedi della nuova attrazione di via Piave, strada interrotta dal cantiere per la demolizione dell'ex Hotel Europa.
L'immobile che sta andando giù, lasciando che i passanti lo scavino con gli occhi fin dentro alle viscere di ferro e cemento, era ridotto a rudere più o meno da quando frequentavo l'età dell'infanzia. Della sua attività ho un ricordo vago, piuttosto fumoso. Mi vengono a mente le luci soffuse, le moquettes poco vivaci, l'uniformità di colori su cui spiccava la luce verde di un'uscita di sicurezza.
Chissà cosa evoca nei passanti questo spettacolo di trasformazione urbana.
Forse la malinconia che nel bel saggio di Marco Deramo "Il selfie del mondo: Indagine sull'età del turismo" (Feltrinelli, 2017) viene indicata come agente causale di tanti raccapriccianti selfies tra le macerie di luoghi storici annientati dall'uomo o dalla natura.
La spiegazione di Deramo è a suo modo rassicurante e molto suggestiva.
«La rovina - spiega il giornalista - ci parla del potere perché il piacere della rovina è fruibile solo a patto di detenere un capitale culturale (...). Restituisce allo spettatore il suo status di classe, la sua distinzione che distingue il suo essere conscio del fluire del tempo dalla sedata ignoranza di chi in mezzo a questi struggimenti della malinconia si aggira senza percepirli. Dunque rovina come specchio in cui lo spettatore rimira la propria cultura».

Di quale cultura si tratti nel caso dell'Hotel Europa o di luoghi come la Concordia, non mi è chiaro. Fatto sta che a questo luogo tocca solo gloria postuma.
Il palazzotto angolare è stato ignorato per decenni dai residenti, mentre in questi giorni fa da sfondo agli smarphone di adulti, bambini, combriccole di ragazzetti, famiglie intere che si fermano a guardare con gli occhi sgranati la scavatrice che gratta e fruga tra i fantasmi delle vecchie camere d'albero, per preparare il terreno al nuovo che avanza: un palazzo a cinque piani destinato ad accogliere venti appartamenti residenziali da qui a diciotto mesi.
Fossi in Tonio Rossi, che ci offre l'inedito spettacolo a due metri due dalla redazione, sfrutterei il momento propizio per investire sullo slancio di voyerismo storico locale.
Sono convinta che, se improvvisassimo un botteghino e chiedessimo un fee ad ogni passante che si ferma e un sovrapprezzo per chi vuole anche la foto ricordo, nel giro di qualche settimana ci uscirebbe anche l'appartamentino da donare ad una famiglia disagiata.
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