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Un pediatra sul web

Il saggio di fine anno

Rubrica a cura del dottor Antonio Marzano - Ex pediatra di famiglia

C'è una sorta di cameratismo comunitario, di serafica ed a tratti ironica sopportazione, in queste lunghe settimane autunnali, mi ha riferito, qualche giorno fa, Francesco, il mio amico collaboratore scientifico. E devo aggiungere che il momento più commovente l'ho raggiunto quando una giovane mamma, si è avvicinata con le labbra rosse e carnose allo schermo di plexiglas e con un sussurro di voce, regalandomi, per una frazione di secondo, una emozione ormai sepolta, mi ha detto: «Dottore, oggi neanche alle 2 ve ne andate!»

La mia espressione da ebete non ha tradito il disappunto, quanto piuttosto ha rinforzato la mia determinazione: aveva ragione il mio amico psichiatra Saverio Papagni quando mi disse alcuni anni fa «Tonio, tu stai bene solo quando lavori». E un altro amico, Leo Carelli, mi disse «Sì, Tonio, tu sei come lo Stornello della Moto Guzzi, te lo ricordi? Lento, ma poi inesorabile!»

Tutta questa ampollosa premessa per dire che anche nella nostra comunità, dopo mesi di "paziente attesa alla finestra", i virus si stanno riprendendo la rivincita. Alla fine di agosto quando ancora eravamo quasi tutti in mutande da bagno, sembrava che "il peggio virale" fosse alle spalle. Ero piuttosto sereno e fiducioso e credevo di poter farmi scivolare alle spalle tutte le ansie. Tanto che ad una mamma che mi chiedeva come sarebbe andata la prossima stagione autunno- inverno dissi «Tranquilla Elena vedrai, con i vaccini tradizionali, il vaccino antiinfluenzale e i vaccini anticovid, che noi grandi abbiamo fatto, sarà una passeggiata in salute».

(La campagna vaccinale anti covid, per i bambini, non era stata ancora varata).

Ma ecco che, uscita la mamma con il bambino, si materializzarono, alle mie spalle, quattro entità aliene, che si presentarono con un ghigno sardonico. «Dottore, non canti vittoria troppo presto. Noi siamo solo l'avanguardia degli Adenovirus... il grosso dell'esercito avanza a marce forzate. si prepari!»

Proprio così, in occasione del ricovero in pediatria di un bambino con sintomatologia severa, il primario pediatra ospedaliero mi disse che aveva individuato un titolo molto elevato di igm ed igg, anti adenovirus, e mi sono ricordato della visita delle entità di fine agosto. Questo virus si è alleato con il respiratorio sinciziale ed ora sta dando un sacco di fastidi a lattanti, bambini. Nei lattanti le bronchioliti, nei bambini più grandicelli con un esordio gastroenterico a volte serio, si presenta una "brutta tosse" così insistente, secca, ripetitiva, martellante, che non risponde a nessuna terapia... a nessuna.

E sì, che prescrivo di tutto e di più... ma niente. Tra l'altro dico ad una mamma «Tranquilla, stanno tutti così, che, giusto giusto il suo di figlio, ha un focolaio broncopneumonico. Gli adenovirus si stanno prendendo la rivincita, dopo due anni di paziente attesa alla finestra, ma i bambini sono forti, sani, seguiti bene dai premurosi genitori e supportati da valenti pediatri: ne verranno fuori come è successo in tutti questi anni e ne verranno fuori più forti e più resistenti... almeno fino al prossimo virus».

In tutta questa congerie poi, non dobbiamo dimenticare quello che fino a qualche anno fa era un virus di nessuna dignità ed ora da due anni è assurto a fama mondiale: il Coronavirus. Non voglio aggregarmi a tutti coloro che esprimono pareri non richiesti su tutta questa ormai un po' noiosa storia. Così noiosa e ancora poco comprensibile nei suoi aspetti che tutti giustamente hanno licenza di esprimere un parere. Personalmente ciò che mi gira e rigira nel cervello è la storia del vaccino agli under 12. Qui fino a qualche giorno fa, sinceramente ero un po' preoccupato e timoroso. Ho riflettuto non tanto sulla opportunità del vaccino anticovid ai bambini, piuttosto ad un sia pure remotissimo rischio. Poi ho letto che in Austria e precisamente a Vienna, vista la epidemia galoppante, un campione di bambini under 12 si è sottoposto volontariamente ad una somministrazione di vaccino Pfizer in dose ridotta ed in base all'età. (Ma tutta questa storia risale a due anni fa). Ora ritorniamo ad oggi.

Sono trascorsi 12 mesi dal mio servizio di pediatra di famiglia in studio. Ora ogni volta che ci passo davanti, vedo la saracinesca abbassata e un po' di magone lo provo. Tuttavia razionalmente rifletto che ho trascorso 38 anni lì ed ho avuto, la fortuna, la possibilità,
il grande privilegio di seguire tanti bambini. Ed ancora oggi, sono molte le mamme che mi rimpiangono. È solo di qualche giorno fa, in occasione di un ingresso con mia moglie in un negozio per borse e trolley, che una giovane e bella ragazza, mentre serviva mia moglie, mi osservava con attenzione, fino a quando sentita la mia voce ha esclamato: «Ma lei è il dottor Marzano, il mio pediatra?! Mi ricordo quando ho dovuto lasciarla a 12 anni, non volevo, no, non volevo...volevo rimanere con lei!»

«Grazie - le ho detto -, troppo buona». Il fatto è che funziona cosi ed ora il mio tempo di servizio in studio, come figura di pediatra di famiglia, è finito.

E squilla il telefono: «Sono Riccardo dal triage. Chi sei?»
«Sono Marzano»
«Dottore, ho una bambina con cardiopalmo: sta tremando: le ho fatto l'ecg ed è normale. Posso inviartela? Cosi se ritieni di fare degli esami urgenti, li facciamo noi giù dal pronto soccorso»
«Certo - rispondo - al quarto piano».
«E con la richiesta cartacea?» chiede Riccardo
«Sì, grazie» rispondo.

Ora, dopo un lungo girovagare in servizio di guardia pediatrica ospedaliera per circa dieci mesi, sono in servizio alla Pediatria di Andria. Il Primario, il mio collega ed amico Mimmo Paternostro mi ha chiesto un supporto, causa il problema di mancanza di medici per coprire i turni notturni ed io ho risposto affermativamente alla sua chiamata ed eccomi qui.

«Buonasera»
«Buonasera, dottore» mi saluta la mamma.
«Prego»
«Arcangela da circa due ore mi riferisce che si sente battere il cuore, le tremano le mani, ammicca con gli occhi di continuo e sospira: trema come una foglia».

Arcangela è una bambina di nove anni, con gli occhi grandi e scuri, i capelli ricci e ben pettinati, lo sguardo tenero di una preadolescente ed un sorriso buono ed affettuoso carico di ansia. Indossa una elegante gonnellina a pieghe nera ed una camicia con le perline, bianca.
«Arcangela come ti senti?»

Mi guarda e sembra chiedermi aiuto.

«Arcangela ti sei innamorata? Gigino ti ha lasciato? Hai avuto una discussione con la tua amica del cuore? Ti ha rimproverato l'insegnante? Hai avuto un brutto voto a scuola? Hai visto o sentito qualcosa che ti ha turbato?»
«Dottore la bambina, questa mattina, ha fatto il saggio di fine anno».
Ora la piccola accenna ad una smorfia e gli occhi diventano lucidi.
«E allora come è andata?»
«Lei è cosi, è andata molto bene, ma lei è così, è come me, è molto ansiosa, chiede molto a sé stessa, è perfezionista, è intransigente, è molto puntigliosa ed è anche molto orgogliosa: Arcangela vuole sempre primeggiare e questo le costa parecchio turbamento: ma questa volta è troppo, si è troppo, sono preoccupata. È andata a letto digiuna, ma non è riuscita ad addormentarsi; ha iniziato a tremare a sbattere le gambe sul letto e ad urlare!»

Poggio la membrana dello stetoscopio sul torace: il cuore batte velocemente, la frequenza è di 100 al minuto: tachicardia senza aritmia. Le accarezzo il viso con entrambe le mani, le sfioro la testa, mi avvicino al suo orecchio e con un filo di voce le sussurro: «Arcangela sei una bambina bellissima, elegantissima e bravissima. Hai fatto un ottimo saggio di fine anno. Devi essere fiera di te. Ora devi pensare alle vacanze, al mare, alle serate di gioco con le tue amichette, a Gigino che ti vuole tanto bene».

«Sì - mi risponde con un sorriso Arcangela -, si chiama Alfonso e gli voglio tanto bene». Sento la frequenza cardiaca ridursi, la vedo già più rilassatala mamma mi guarda più serena.
«Brava le dico, brava! Credo che abbiate entrambe bisogno di una consulenza psicologica: Arcangela deve e dovrà affrontare tante sfide nella vita e deve rinforzare il suo carattere. Non deve pagare ogni volta un tributo cosi alto in termini di stress fisico. No. Non va bene!»

Le infermiere, mentre sorridono alla mamma e alla bambina, mi guardano con una espressione interdetta, interrogativa, una espressione dubitativa e mentre la piccola paziente si allontana sorridente con la mamma mi guardano e Francesca, la caposala, a fil di voce dice «Dottor Marzano lei è proprio anziano e ha i capelli bianchi... ma come ha fatto a...»

«Sì – dico – io ho i capelli bianchi, ho fame, ho sonno e torno giù a dormire. Buonanotte».

«Buonanotte» rispondono in due.
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