
Un pediatra sul web
Medicina di Genere
Rubrica a cura del dottor Antonio Marzano - Ex pediatra di famiglia
sabato 28 giugno 2025
Circa un mese fa ho ascoltato la relazione scientifica della Professoressa Anna Maria Moretti di Bari, Presidente della Società Internazionale della Medicina di Genere. Una relazione molto interessante, che mi ha tanto impressionato da indurmi a documentarmi sulla Medicina di Genere, della quale conoscevo molto poco.
Negli ultimi anni, nel mondo della ricerca è cresciuto l'interesse verso lo studio delle differenze di sesso – definite dalle caratteristiche biologiche della persona – e delle differenze di genere, associate a fattori socioeconomici e culturali che influenzano lo stato di salute e di malattia di ogni individuo.
La Medicina di Genere è una branca della Medicina che studia le differenze biologiche e socioculturali tra uomini e donne, e l'influenza di questi fattori sullo stato di salute e di malattia, nonché sulla risposta alle terapie.
Il sesso si riferisce alle differenze biologiche, che sono universali e immutabili in quanto geneticamente determinate.
Il genere, invece, si riferisce a caratteristiche psichiche e socioculturali che possono condizionare le differenze biologiche e che possono essere modificate (per esempio in rapporto all'etnia, all'età, al modo di vivere, al cibo).
Alcuni osservatori fanno risalire la "nascita" della Medicina di Genere all'inizio degli anni '90, nel campo della ricerca sulle malattie cardiovascolari. La professoressa Bernardine Patricia Healy, appena diventata Direttrice dell'Istituto di Cardiologia del National Institutes of Health (NIH) negli Stati Uniti, si accorse che la ricerca scientifica in quell'Istituto era condotta solo sugli uomini e che, a livello clinico, le donne erano sottoposte molto meno degli uomini a procedure diagnostiche e terapeutiche come coronarografie, trombolisi, stent coronarici.
Scrisse quindi un famoso editoriale, intitolato The Yentl Syndrome, riferendosi a Yentl, l'eroina di una storia di Isaac Bashevis Singer, che dovette rasarsi il capo e vestirsi da uomo per poter entrare nella scuola ebraica e studiare il Talmud.
Healy si chiedeva se anche le donne dovessero "vestirsi da uomo" per essere curate, visto che la ricerca e la medicina stavano discriminando e penalizzando le pazienti di sesso femminile. Infatti, la medicina ha sempre avuto un'impostazione androcentrica: l'attenzione alle specificità femminili riguardava solo aspetti legati alla riproduzione.
Nel 2018, con la legge n. 3/2018 (decreto Lorenzin), viene per la prima volta stabilito che il Ministero della Salute, con l'Istituto Superiore di Sanità, debba pianificare una strategia per la diffusione della Medicina di Genere, attraverso la divulgazione, la formazione e la promozione di pratiche sanitarie che tengano conto delle differenze derivanti dal genere nella ricerca, nella prevenzione, nella diagnosi e nella cura.
Negli ultimi anni sono aumentati i dati epidemiologici, clinici e sperimentali che suggeriscono notevoli differenze nell'insorgenza, nella progressione e nelle manifestazioni cliniche delle malattie comuni tra uomini e donne.
Le manifestazioni cliniche delle malattie cardiovascolari, delle patologie psicologiche e psichiatriche sono diverse nei due sessi. Anche nei disturbi neuropsichiatrici infantili, oltre alle differenze dovute al sesso e ai fattori ambientali pre e post-natali, si è notato che gli strumenti diagnostici creano disparità, poiché identificano sintomi e comportamenti più frequenti nel genere maschile.
In Italia, nonostante le donne vivano più a lungo degli uomini, l'aspettativa di vita sana è equivalente tra i due sessi.
Ad esempio, le donne con fibrillazione atriale hanno un maggior rischio di ictus rispetto agli uomini, soprattutto oltre i 75 anni.
La sindrome coronarica acuta si manifesta in modo diverso negli uomini e nelle donne, e ciò spesso comporta ritardi nella diagnosi e nella conseguente presa in carico delle pazienti di sesso femminile.
Uomini e donne rispondono in modo diverso ai farmaci, perché questi vengono assorbiti ed eliminati in maniera differente, e perché vi sono differenze nella sensibilità e nella distribuzione dei bersagli molecolari su cui agiscono.
In conclusione, studiare e riconoscere le differenze tra i sessi e i generi è solo il primo passo per garantire equità e appropriatezza nella cura.
A questo punto, ho il dovere di ricordare le tante volte in cui, senza riuscire a darmi una spiegazione razionale, a parità di ambiente, età, patologia e terapia, le condizioni cliniche e la guarigione non si manifestavano nello stesso tempo nelle femminucce e nei maschietti, lasciandomi spesso interdetto, senza poter spiegare perché il decorso clinico tra sorella e fratello fosse così diverso.
La conoscenza della Medicina di Genere è un'acquisizione relativamente recente, e questa scoperta dimostra ancora una volta quanto il mondo medico sia sempre in aggiornamento ed evoluzione, e quanto chi opera in questo settore, a tutte le età e in tutti i contesti, debba avere la mente sempre aperta alle continue novità e aggiornamenti.
Negli ultimi anni, nel mondo della ricerca è cresciuto l'interesse verso lo studio delle differenze di sesso – definite dalle caratteristiche biologiche della persona – e delle differenze di genere, associate a fattori socioeconomici e culturali che influenzano lo stato di salute e di malattia di ogni individuo.
La Medicina di Genere è una branca della Medicina che studia le differenze biologiche e socioculturali tra uomini e donne, e l'influenza di questi fattori sullo stato di salute e di malattia, nonché sulla risposta alle terapie.
Il sesso si riferisce alle differenze biologiche, che sono universali e immutabili in quanto geneticamente determinate.
Il genere, invece, si riferisce a caratteristiche psichiche e socioculturali che possono condizionare le differenze biologiche e che possono essere modificate (per esempio in rapporto all'etnia, all'età, al modo di vivere, al cibo).
Alcuni osservatori fanno risalire la "nascita" della Medicina di Genere all'inizio degli anni '90, nel campo della ricerca sulle malattie cardiovascolari. La professoressa Bernardine Patricia Healy, appena diventata Direttrice dell'Istituto di Cardiologia del National Institutes of Health (NIH) negli Stati Uniti, si accorse che la ricerca scientifica in quell'Istituto era condotta solo sugli uomini e che, a livello clinico, le donne erano sottoposte molto meno degli uomini a procedure diagnostiche e terapeutiche come coronarografie, trombolisi, stent coronarici.
Scrisse quindi un famoso editoriale, intitolato The Yentl Syndrome, riferendosi a Yentl, l'eroina di una storia di Isaac Bashevis Singer, che dovette rasarsi il capo e vestirsi da uomo per poter entrare nella scuola ebraica e studiare il Talmud.
Healy si chiedeva se anche le donne dovessero "vestirsi da uomo" per essere curate, visto che la ricerca e la medicina stavano discriminando e penalizzando le pazienti di sesso femminile. Infatti, la medicina ha sempre avuto un'impostazione androcentrica: l'attenzione alle specificità femminili riguardava solo aspetti legati alla riproduzione.
Nel 2018, con la legge n. 3/2018 (decreto Lorenzin), viene per la prima volta stabilito che il Ministero della Salute, con l'Istituto Superiore di Sanità, debba pianificare una strategia per la diffusione della Medicina di Genere, attraverso la divulgazione, la formazione e la promozione di pratiche sanitarie che tengano conto delle differenze derivanti dal genere nella ricerca, nella prevenzione, nella diagnosi e nella cura.
Negli ultimi anni sono aumentati i dati epidemiologici, clinici e sperimentali che suggeriscono notevoli differenze nell'insorgenza, nella progressione e nelle manifestazioni cliniche delle malattie comuni tra uomini e donne.
Le manifestazioni cliniche delle malattie cardiovascolari, delle patologie psicologiche e psichiatriche sono diverse nei due sessi. Anche nei disturbi neuropsichiatrici infantili, oltre alle differenze dovute al sesso e ai fattori ambientali pre e post-natali, si è notato che gli strumenti diagnostici creano disparità, poiché identificano sintomi e comportamenti più frequenti nel genere maschile.
In Italia, nonostante le donne vivano più a lungo degli uomini, l'aspettativa di vita sana è equivalente tra i due sessi.
Ad esempio, le donne con fibrillazione atriale hanno un maggior rischio di ictus rispetto agli uomini, soprattutto oltre i 75 anni.
La sindrome coronarica acuta si manifesta in modo diverso negli uomini e nelle donne, e ciò spesso comporta ritardi nella diagnosi e nella conseguente presa in carico delle pazienti di sesso femminile.
Uomini e donne rispondono in modo diverso ai farmaci, perché questi vengono assorbiti ed eliminati in maniera differente, e perché vi sono differenze nella sensibilità e nella distribuzione dei bersagli molecolari su cui agiscono.
In conclusione, studiare e riconoscere le differenze tra i sessi e i generi è solo il primo passo per garantire equità e appropriatezza nella cura.
A questo punto, ho il dovere di ricordare le tante volte in cui, senza riuscire a darmi una spiegazione razionale, a parità di ambiente, età, patologia e terapia, le condizioni cliniche e la guarigione non si manifestavano nello stesso tempo nelle femminucce e nei maschietti, lasciandomi spesso interdetto, senza poter spiegare perché il decorso clinico tra sorella e fratello fosse così diverso.
La conoscenza della Medicina di Genere è un'acquisizione relativamente recente, e questa scoperta dimostra ancora una volta quanto il mondo medico sia sempre in aggiornamento ed evoluzione, e quanto chi opera in questo settore, a tutte le età e in tutti i contesti, debba avere la mente sempre aperta alle continue novità e aggiornamenti.