Il rigore trasformato da Denis. <span>Foto Marcello Papagni</span>
Il rigore trasformato da Denis. Foto Marcello Papagni
Calcio

Una testa così

Sovraesposizione mediatica per Bisceglie-Reggina

Fiumi di parole, considerazioni e opinioni continuano a tracimare da ogni angolo d'Italia fin dal momento in cui Matteo Gualtieri di Asti, l'arbitro del match di domenica 19 gennaio tra Bisceglie e Reggina, valido per la terza giornata di ritorno del campionato di calcio di Serie C, ha fischiato un calcio di rigore al 94° in favore della squadra ospite, capolista del girone C.

Il direttore di gara piemontese ha ritenuto che un calciatore nerazzurro (Hristov, o forse Armeno) avesse toccato il pallone con una mano deviando perciò in modo improprio un cross proveniente dalla bandierina. E ha concesso il penalty, che l'esperto centravanti amaranto Denis (ex Napoli, Udinese e Atalanta) ha trasformato al 97°, una volta placate le proteste dei giocatori nerazzurri costate peraltro l'espulsione diretta al difensore Layousse Diallo, squalificato poi per tre turni.

Lo stesso Denis, poco prima dell'inizio del match, aveva manifestato la sua opinione rispetto alle condizioni del terreno di gioco del "Gustavo Ventura" pubblicando una storia sul suo seguitissimo account Instagram durante il riscaldamento, circostanza che a occhio non dovrebbe aver contribuito a migliorare l'immagine della città di Bisceglie. Ma questa è un'altra storia.

Il calcio, come la politica, in Italia è usato da sempre per l'esercizio della più stucchevole e spesso insensata dietrologia. La sconfitta interna di una formazione 17ª in graduatoria nella sfida con la prima in classifica, considerato specialmente l'imbarazzante divario di consistenza degli organici e di budget tra le contendenti, è in fondo un risultato prevedibile. Più che l'esito, in questo caso ha stupito la modalità: malgrado le aspettative, il Bisceglie all'87° era ancora in vantaggio di un gol. E chissà cosa sarebbe accaduto se Ebagua, con quella torsione nei primissimi minuti, avesse centrato la porta anziché il palo...

Che la Reggina - al netto di qualsiasi ragionevole attenuante rispetto allo stato pessimo del manto erboso - abbia giocato sotto i suoi abituali livelli è parso chiaro a tutti. Ma nello sport le grandi squadre sono proprio quelle che riescono a piegare le logiche consequenziali con la "legge del più forte" e così il team allenato da Toscano, pur sbagliando un altro tiro dal dischetto con l'attaccante Corazza (che ha preso in pieno la traversa), ha capovolto il risultato e conquistato una vittoria chiaramente immeritata. Perché con quell'organico avrebbe dovuto dominare e di sicuro non l'ha fatto.

I concitati minuti conclusivi della partita hanno attirato le attenzioni spasmodiche e - scritto con la massima comprensione, simpatia e benevolenza - davvero esagerate dei tifosi delle altre formazioni in lotta per il primo posto oltre che dei media. Il rigore concesso alla Reggina ha guadagnato la ribalta totale, al punto che se n'è discusso (e solo l'incombenza delle partite di mercoledì smorzerà i riflettori sull'episodio) in trasmissioni televisive, radiofoniche e sul web dedicate a gran parte delle squadre del gruppo C. I moviolisti hanno sentenziato, gli opinionisti hanno opinato, gli esperti hanno decretato. Quasi nessuno ha contestualizzato.

Mancano 17 giornate al termine della stagione regolare: la Reggina ha 9 punti in più rispetto a Bari e Ternana, 13 di vantaggio su Monopoli e Potenza. È legittimo ritenere che se i fatti sono questi, qualche capacità andrà pur riconosciuta alla squadra calabrese, non per caso in prima posizione. In 17 partite si possono totalizzare fino a 51 punti: ergo, la lotta è aperta e gli amaranto non sono ancora in B. Quale sia il bisogno di farci una testa così con infinite dissertazioni su un episodio solo è esattamente la domanda che bisognerebbe rivolgersi (e rivolgere).

La copertura mediatica dell'episodio è stata senza ombra di dubbio ricca, completa e dettagliata. Chissà, se impiegassimo la stessa solerzia per provare a offrire al pubblico un'informazione centrata sugli aspetti tecnici del gioco, forse il calcio risulterebbe un pizzico più appetibile e il nostro impegno sarebbe gratificato dalla sensazione di aver contribuito a costruire una mentalità positiva. Il vero rammarico che resta, spenta la vasta eco della grancassa su un rigore fischiato in pieno recupero, è la sottovalutazione di ciò che avrebbe meritato grande spazio: la bella partita giocata dal piccolo Bisceglie al cospetto di uno squadrone. Di questo, forse, nei commenti della domenica e del lunedì, si sarebbe dovuto parlare molto di più. Ma siamo in Italia: una testa così per la polemica su una mano che spunta in area e neppure mezza parola per le parate di Borghetto.
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