
Attualità
Bisceglie piange Lulù Del Monaco: unica sindaca della Città
Addio a una pioniera silenziosa, che ha incarnato l’impegno civile e l’emancipazione con stile e coraggio
Bisceglie - giovedì 24 luglio 2025
10.02
Maria Giuseppina Del Monaco – per tutti "Lulù" – se n'è andata a 92 anni, lasciando un'impronta forse più profonda di quanto il tempo, e le cronache, abbiano saputo o voluto raccontare. È stata, e resta, l'unica donna ad aver ricoperto il ruolo di sindaca della città di Bisceglie. Una breve parentesi amministrativa, la sua, ma dal valore simbolico enorme.
Perché era il 1995. Non c'erano ancora le quote rosa, non si parlava di parità di genere nei convegni, nei talk show, nelle policy aziendali. Non c'erano hashtag, né manifesti elettorali con claim sulla "rappresentanza femminile". C'era solo una donna competente, stimata, una professionista riconosciuta, che venne scelta – per merito, non per strategia – come guida di una città.
Fu eletta nel primo turno di voto diretto dei sindaci. Vinse al ballottaggio, raccogliendo consensi trasversali. Esercitò il suo incarico con determinazione, sobrietà e senso del dovere. Poi, quando quella stagione si concluse bruscamente per dinamiche interne al consiglio comunale, Lulù scelse di tornare alla sua professione, alla vita quotidiana. Non cercò mai riflettori. Non li aveva cercati nemmeno prima.
E in questo, forse, sta la lezione più potente che ci ha lasciato. Lulù Del Monaco ha incarnato la parità di genere come un modo di essere, non come un ruolo da rivendicare. Non si è proposta come "la donna che rompe gli schemi", ma li ha rotti con naturalezza. Ha dimostrato che non serve urlare per affermare la propria voce, quando si ha qualcosa di autentico da dire. E soprattutto, da fare.
La sua figura torna oggi, in un tempo in cui la presenza femminile nei luoghi di potere è ancora spesso misurata in termini numerici. Ma la qualità, la visione, l'esempio silenzioso contano molto di più. Lulù ha mostrato che la vera gender equality non ha bisogno di simboli: si compie nei gesti coerenti, nella dignità, nella preparazione, nel servizio disinteressato.
La sua ultima uscita pubblica, appena un mese fa, in occasione di un evento dedicato alle donne di Bisceglie, è stata il sigillo di una vita coerente. Ricevette un riconoscimento, già molto provata nel fisico, ma con quello sguardo luminoso che chi ha avuto la fortuna di conoscerla ricorda con gratitudine.
Ci lascia un'eredità sottile ma fortissima: essere ciò che si crede, prima di chiederlo agli altri. Un insegnamento che vale per tutti, ma forse un po' di più per chi – come chi scrive – crede nella parità non come traguardo da sbandierare, ma come terreno da abitare. In silenzio, con coraggio, come ha fatto lei.
Perché era il 1995. Non c'erano ancora le quote rosa, non si parlava di parità di genere nei convegni, nei talk show, nelle policy aziendali. Non c'erano hashtag, né manifesti elettorali con claim sulla "rappresentanza femminile". C'era solo una donna competente, stimata, una professionista riconosciuta, che venne scelta – per merito, non per strategia – come guida di una città.
Fu eletta nel primo turno di voto diretto dei sindaci. Vinse al ballottaggio, raccogliendo consensi trasversali. Esercitò il suo incarico con determinazione, sobrietà e senso del dovere. Poi, quando quella stagione si concluse bruscamente per dinamiche interne al consiglio comunale, Lulù scelse di tornare alla sua professione, alla vita quotidiana. Non cercò mai riflettori. Non li aveva cercati nemmeno prima.
E in questo, forse, sta la lezione più potente che ci ha lasciato. Lulù Del Monaco ha incarnato la parità di genere come un modo di essere, non come un ruolo da rivendicare. Non si è proposta come "la donna che rompe gli schemi", ma li ha rotti con naturalezza. Ha dimostrato che non serve urlare per affermare la propria voce, quando si ha qualcosa di autentico da dire. E soprattutto, da fare.
La sua figura torna oggi, in un tempo in cui la presenza femminile nei luoghi di potere è ancora spesso misurata in termini numerici. Ma la qualità, la visione, l'esempio silenzioso contano molto di più. Lulù ha mostrato che la vera gender equality non ha bisogno di simboli: si compie nei gesti coerenti, nella dignità, nella preparazione, nel servizio disinteressato.
La sua ultima uscita pubblica, appena un mese fa, in occasione di un evento dedicato alle donne di Bisceglie, è stata il sigillo di una vita coerente. Ricevette un riconoscimento, già molto provata nel fisico, ma con quello sguardo luminoso che chi ha avuto la fortuna di conoscerla ricorda con gratitudine.
Ci lascia un'eredità sottile ma fortissima: essere ciò che si crede, prima di chiederlo agli altri. Un insegnamento che vale per tutti, ma forse un po' di più per chi – come chi scrive – crede nella parità non come traguardo da sbandierare, ma come terreno da abitare. In silenzio, con coraggio, come ha fatto lei.