
Carlo Bruni accoglie l'invito di Legambiente
Il direttore di sistemaGaribaldi risponde ad Alessandro Di Gregorio: «Incontriamoci»
Presidente Di Gregorio,
per quanto ogni generalizzazione tenda ad appiattire la realtà, perseguendo come immodesto obiettivo quello di contribuire a un risveglio delle coscienze, ho pensato meritasse il rischio denunciare una diffusa distrazione dei cittadini biscegliesi sul fronte ambientale.
Non ho dubbi sulla presenza in città di sensibilità attente alla questione, nonostante siano tantissime le testimonianze che farebbero pensare il contrario o comunque a un approccio a macchia di leopardo che persegue alcune trasgressioni e ne ignora altre. Ma non voglio tergiversare rispetto a un invito che accolgo pienamente. Con un accorgimento dato da una non trascurabile differenza di ruolo.
L'opportunità propria del Teatro di essere arte dedita a mettere in luce le contraddizioni del tempo, i limiti dell'umano e soprattutto quelli di chi governa - il Teatro non è un'arte d'intrattenimento, come taluni pretenderebbero – è un'opportunità che comporta di contro il compito di non perdere la modestia dovuta, sostituendosi al giudice o a organizzazioni come la sua, preposte a vigilare sulla questione specifica.
Mi troverà personalmente alleato contro lo scellerato consumo di suolo (citava la maglia 165) e come direttore di un Teatro riterrò dovuto, parimenti a quanto fatto sino ad oggi, contribuire a un'educazione ambientale e al rispetto dei beni comuni. Sull'insensibilità del mondo politico che lei denuncia, il rischio che intravvedo è di generalizzazione: lo stesso che imputa a me. Che però, in questa prospettiva, potrebbe sortire l'effetto opposto, confermando un atteggiamento che spesso spinge la gente ad accettare un mal costume perché "così fan tutti".
Quanti commenti al sequestro del cantiere "La salata" lamentano che a Bisceglie non si può far niente, equiparando un limite certamente diffuso, all'ipotesi di una trasgressione giustamente indagata? Nodi difficili da affrontare mettono in contrapposizione interessi privati e pubblici, lasciando spesso che soccombano i secondi, anche per l'intricata complessità dei primi, in cui si miscelano inestricabilmente ragioni e torti, che solo un profondo rinnovamento culturale potrà rimettere in ordine. È su quest'obiettivo che varrà la pena incontrarsi, fare sistema. Come tentano anche i nostri prossimi Tavoli di marzo, la consolidata collaborazione con le Vecchie Segherie o con il Presidio del libro. Sempre che il Teatro regga il peso enorme che al momento gli è dato sopportare. Grazie dell'invito dunque: lo accolgo volentieri».