Una ripresa dall'elicottero dei Carabinieri di una parte dell'area posta sotto sequestro
Una ripresa dall'elicottero dei Carabinieri di una parte dell'area posta sotto sequestro
Cronaca

Scacco matto al "re" degli assalti ai portavalori in azione anche a Bisceglie

Sequestrati beni e disponibilità per finanziarie per un valore di 80 milioni di euro

La sua cattura, avvenuta il 18 aprile del 2020 in una villetta di Marittima, frazione di Diso in Salento, mise fine a una latitanza di ben 16 mesi (clic per saperne di più). Il 55enne andriese Giuseppe Magno, definito "re" degli assalti ai portavalori, è al momento sotto processo di primo grado per una serie di reati che gli sono contestati. Nella mattinata di mercoledì 19 maggio i Carabinieri del Nucleo investigativo del reparto operativo di Bari hanno dato esecuzione al corposo e articolato decreto dell'ufficio misure di prevenzione del Tribunale di Bari,nella persona del presidente Giulia Romanazzi e dei componenti del collegio Giuseppe Battista e Alessandra Susca, giudice relatore, su proposta della Procura della Repubblica di Trani, in ragione del quale era stato disposto il sequestro di beni e disponibilità finanziare ritenuti afferenti a Magno per un valore di circa ottanta milioni di euro.

Era infatti questo l'immenso capitale - suddiviso in beni immobili, compendi aziendali, beni di lusso e conti correnti vari - accumulato dal pregiudicato andriese (attualmente detenuto presso il carcere di Trani) grazie alla sua lunga, ed evidentemente fruttuosa, carriera criminale.

La Procura della Repubblica di Trani,che aveva già condotto le indagini conclusesi con l'arresto del criminale andriese, ha delegato la sezione specializzata in misure di prevenzione del Comando Provinciale di Bari dell'Arma, che ha passato al setaccio tutti gli acquisti, le costituzioni aziendali e le movimentazioni finanziarie che Magno e la sua famiglia avevano compiuto nell'ultimo trentennio.

L'attività investigativa ha evidenziato non soltanto la elevata pericolosità sociale del proposto, ma anche (e soprattutto) l'illecita provenienza dei capitali attraverso i quali il 55enne, pregiudicato, era riuscito a costituire il suo "impero". Gli uffici hanno ricostruito minuziosamente tutto il capitale accumulato, mettendo in luce la provenienza illecita delle risorse finanziarie utilizzate dall'indiziato e dai suoi più stretti familiari, nonché dimostrando come - nel corso degli anni - Magno avesse abilmente "riversato" i proventi delle sue attività delittuose (tra i colpi portati a segno, secondo gli investigatori, anche quello al bancomat della filiale biscegliese di un istituto di credito nel maggio 2018) nell'acquisto di beni e nella creazione di varie aziende agricole.

La complessità delle indagini, derivante soprattutto dall'avvenuta commistione tra fonti illecite e guadagni leciti, non ha scoraggiato il Tribunale di Bari, la Procura di Trani e i Carabinieri di Bari che, a poco più di un anno dalla cattura del pericoloso criminale, sono riusciti a sottrarre alla disponibilità dello stesso un capitale contaminato poiché frutto di reati spesso efferati. La carriera criminale di Giuseppe Magno è infatti nota: il primo arresto, per furto di auto, risale al 1988; e da quel momento una escalation criminale – costellata da furti, ricettazioni, rapine, reati in materia di armi ed assalti portavalori – culminata con il tentato omicidio di una guardia giurata durante un fallito assalto a bancomat. Poi la latitanza e l'arresto dell'aprile 2020.

Solo la caparbia e congiunta azione della Procura di Trani e dell'Arma barese era riuscita ad arrestare una tale tracotanza delinquenziale. Ma, come noto, la lotta alla criminalità deve essere condotta attraverso strategie investigative ad ampio spettro, capaci di aggredire non solo la persona, ma anche i patrimoni illecitamente accumulati. Al 55enne andriese e alla sua famiglia sono stati sequestrati, infatti, 119 terreni agricoli, per un'estensione totale di oltre 530 ettari, 3 aziende agricole, 6 autovetture, tra cui una Porsche Panamera, disponibilità finanziarie varie e ben 29 immobili, tra i quali sia l'immenso autoparco di via Canosa in Andria che il cosiddetto "Castello", l'abitazione residenziale divenuta simbolo del potere e della caratura criminale del Magno, che da sola ha un valore stimato di circa tre milioni di euro.

Per ogni singolo cespite sequestrato il Tribunale di Bari ha proceduto ad una analitica ricostruzione della genesi finanziaria, dimostrando come, di fatto, l'intero patrimonio sia stato costruito grazie ai proventi illeciti delle scorrerie criminali ostinatamente portate avanti per oltre trenta anni da Magno che – alle prime ore di mercoledì mattina – ha ricevuto in carcere la notifica del provvedimento di sequestro.

L'importantissimo risultato non fa che confermare l'importanza strategica della lotta ai patrimoni illeciti accumulati dalla criminalità, sia comune sia di tipo associativo. I profitti e le ricchezze ottenuti attraverso i traffici criminali, infatti, vengono costantemente sottratti all'economia reale, attraverso operazioni di reimpiego in attività apparentemente lecite.
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