Un pediatra sul web
E questo cos'è?
Rubrica a cura del dottor Antonio Marzano - Pediatra di famiglia
domenica 5 febbraio 2023
10.41
Ho il cellulare sempre attaccato all'orecchio destro. È inutile: anch'io, con la scusa del lavoro, sono diventato succube di questo strumento.
Certo, a volte mi rendo conto di essere un po' rimbambito, a volte piuttosto mi rendo conto di quanto il cellulare mi sia diventato indispensabile.
«Dottore, dottore.. Sono la mamma di Alberto». La voce terrorizzata mi investe come un tornado.. Io invece sussurro a fil di voce: «Dimmi, che è successo?»
«Dottore e questo che cosa è? Stavo cambiando il pannetto e...»
«Mandami la foto»
«Sì, sì, te la mando subito!»
E si materializza sul display la prima foto.
Era da parecchio tempo che non ricevevo una sberla così forte. La mamma che ho di fronte in studio mi osserva preoccupata: «Dottore, che è successo? Tutto bene?»
In quel momento non la sento proprio.
«Dottore!» alza la voce.
«Sì, sì tutto bene» ma lei ha già tagliato la corda ed io mi ritrovo come sempre, come da sempre, come anche questa volta solo!
Mi rivolgo alla mamma al telefonata: «Vieni subito in studio»
Mi alzo, giro intorno al lettino, aumento il volume del secondo movimento della quinta sinfonia di Čajkovskij, ordino un caffè..
«E mo', che altro cazzo é questo?»
Da qualche tempo se mi sento con le spalle al muro, con un mitra piantato di fronte, divento volgare.
Entra Maria trafelata: «Dottore, il caffè. Non ti ho mai sentito così agitato»
«Hai ragione». Poggia il caffè e anche lei percepisce che oggi non è aria di scherzare e si chiude la porta alle spalle.
Il caffè ha un sapore amaro. Nella concitazione la bustina dello zucchero è caduta sul pavimento e l'ho dimenticata. E allora vado in bagno, metto il mio faccione davanti allo specchio e urlo: datti una calmata!
Bussano alla porta.
Ho ripreso il controllo e rivolgendomi alla mamma: «Prego, metti Alberto su lettino e spoglialo».
Apro la scheda al programma: Alberto non ha ancora compiuto undici mesi.
Mi avvicino e mi ritrovo il lattantino sorridente con una "cosa" che si affaccia dall'ano. Raggiungo l'armadietto e calzo il guanto chirurgico. I genitori immobili, muti di cui percepisco lo sguardo ansioso che mi segue, sono di fronte a me e accarezzano con lo sguardo premuroso il figliolo.
«Da quanto tempo hai notato questo?»
«Ora. Dovevo cambiare il panetto e...»
«Ma voi soffrite di qualche malattia intestinale? O i nonni, o qualche parente prossimo?»
«No» rispondono all'unisono.
A questo punto allungo il braccio intimorito e con la mano guantata lo sfioro. Alberto continua a sorridere, lo prendo con la mano, lo stringo, provo a tirarlo fuori.. é verniciato di sangue, morbido, gelatinoso, rossastro, non dolente, in parte mobile e Alberto continua a sorridere come se nulla fosse.
Il cervello è sempre spento.
«Dottore, e allora?» Mi fa il padre.
Palpo l'addome, trattabile alla superficiale e alla profonda, lo percuoto, niente meteorismo. Non può essere un botriocefalo, sta troppo bene il bambino ed è troppo piccolo.
«Ma quando è uscito?»
E ripeto.
«Quando è uscito dal sedere?»
Consulto il "collega" dottor Google e scrivo: "Prolasso rettale nel lattante, immagini".
Ed ecco che la prima foto è uguale a ciò che mi si para davanti guardando il piccolo Alberto.
«Sentite» dico ai genitori. «Il bambino ha il prolasso rettale».
Mi guardano basiti, Alberto continua a ridere come se niente fosse.
«Si, è proprio un prolasso rettale. Ecco perché è uscito: è uscito il retto».
Certo, a volte mi rendo conto di essere un po' rimbambito, a volte piuttosto mi rendo conto di quanto il cellulare mi sia diventato indispensabile.
«Dottore, dottore.. Sono la mamma di Alberto». La voce terrorizzata mi investe come un tornado.. Io invece sussurro a fil di voce: «Dimmi, che è successo?»
«Dottore e questo che cosa è? Stavo cambiando il pannetto e...»
«Mandami la foto»
«Sì, sì, te la mando subito!»
E si materializza sul display la prima foto.
Era da parecchio tempo che non ricevevo una sberla così forte. La mamma che ho di fronte in studio mi osserva preoccupata: «Dottore, che è successo? Tutto bene?»
In quel momento non la sento proprio.
«Dottore!» alza la voce.
«Sì, sì tutto bene» ma lei ha già tagliato la corda ed io mi ritrovo come sempre, come da sempre, come anche questa volta solo!
Mi rivolgo alla mamma al telefonata: «Vieni subito in studio»
Mi alzo, giro intorno al lettino, aumento il volume del secondo movimento della quinta sinfonia di Čajkovskij, ordino un caffè..
«E mo', che altro cazzo é questo?»
Da qualche tempo se mi sento con le spalle al muro, con un mitra piantato di fronte, divento volgare.
Entra Maria trafelata: «Dottore, il caffè. Non ti ho mai sentito così agitato»
«Hai ragione». Poggia il caffè e anche lei percepisce che oggi non è aria di scherzare e si chiude la porta alle spalle.
Il caffè ha un sapore amaro. Nella concitazione la bustina dello zucchero è caduta sul pavimento e l'ho dimenticata. E allora vado in bagno, metto il mio faccione davanti allo specchio e urlo: datti una calmata!
Bussano alla porta.
Ho ripreso il controllo e rivolgendomi alla mamma: «Prego, metti Alberto su lettino e spoglialo».
Apro la scheda al programma: Alberto non ha ancora compiuto undici mesi.
Mi avvicino e mi ritrovo il lattantino sorridente con una "cosa" che si affaccia dall'ano. Raggiungo l'armadietto e calzo il guanto chirurgico. I genitori immobili, muti di cui percepisco lo sguardo ansioso che mi segue, sono di fronte a me e accarezzano con lo sguardo premuroso il figliolo.
«Da quanto tempo hai notato questo?»
«Ora. Dovevo cambiare il panetto e...»
«Ma voi soffrite di qualche malattia intestinale? O i nonni, o qualche parente prossimo?»
«No» rispondono all'unisono.
A questo punto allungo il braccio intimorito e con la mano guantata lo sfioro. Alberto continua a sorridere, lo prendo con la mano, lo stringo, provo a tirarlo fuori.. é verniciato di sangue, morbido, gelatinoso, rossastro, non dolente, in parte mobile e Alberto continua a sorridere come se nulla fosse.
Il cervello è sempre spento.
«Dottore, e allora?» Mi fa il padre.
Palpo l'addome, trattabile alla superficiale e alla profonda, lo percuoto, niente meteorismo. Non può essere un botriocefalo, sta troppo bene il bambino ed è troppo piccolo.
«Ma quando è uscito?»
E ripeto.
«Quando è uscito dal sedere?»
Consulto il "collega" dottor Google e scrivo: "Prolasso rettale nel lattante, immagini".
Ed ecco che la prima foto è uguale a ciò che mi si para davanti guardando il piccolo Alberto.
«Sentite» dico ai genitori. «Il bambino ha il prolasso rettale».
Mi guardano basiti, Alberto continua a ridere come se niente fosse.
«Si, è proprio un prolasso rettale. Ecco perché è uscito: è uscito il retto».