Un'azione del match Bisceglie-Lucchese. <span>Foto Sara Angiolino</span>
Un'azione del match Bisceglie-Lucchese. Foto Sara Angiolino
Buongiorno

E adesso?

Bisceglie, comincia un'estate lunghissima

La retrocessione è una componente dello sport; un'eventualità da prendere in considerazione, un rischio da accettare quando si partecipa a un campionato, specie se competitivo. La Serie C di calcio lo è, con buona pace di una città che sembra aver scoperto l'importanza e il rilievo del terzo torneo professionistico di calcio soltanto sabato 8 giugno 2019.

La partecipazione di quasi duemila spettatori al match decisivo dei playout fra Bisceglie e Lucchese non è un segnale confortante ma un'ammissione di colpa: per quale motivo gran parte di quelli che hanno assistito alla sfida con la formazione toscana non si sono mai fatti vedere allo stadio prima che la situazione precipitasse? Che senso ha avuto "stringersi" intorno a una squadra ignorata per così tanto tempo?

La città di Bisceglie ha perso la C quando non ha dato seguito alle sue stesse aspettative, disertando la prima campagna abbonamenti, mostrando disinteresse evidente per le sorti del team e confermando che il pienone fatto registrare al "Ventura" il 7 maggio del 2017 è stato un episodio. Le responsabilità di Nicola Canonico sono successive e pesanti ma ritenere che senza il balletto estivo sullo spostamento del titolo a Bari l'impianto di Carrara Salsello sarebbe stato gremito da migliaia di appassionati desiderosi di seguire la formazione nerazzurra è pura menzogna.
I componenti del gruppo Ultras hanno mantenuto una linea di coerenza, disertando per tutta l'annata. Comunque la si voglia vedere, bisogna riconoscere loro quel carattere e quella mentalità che qualcuno, al contrario, non ha dimostrato (e non mi riferisco ai tifosi!): inscenare processi pubblici contro Canonico indicandolo quale unico colpevole dello sfascio per poi farci pace dopo qualche settimana e come se niente fosse è stato deleterio, assurdo, squalificante sotto il profilo dell'immagine.

La verità è che, se il proprietario del club non avesse messo mani nei suoi conti, Bisceglie la Serie C l'avrebbe vista col binocolo, al netto delle clamorose castronerie che abbiamo dovuto sopportare in questi anni, fra presunti salvatori della patria (come quel signore marchigiano portato in trionfo senza alcun motivo) e millantatori che si sentivano i nuovi Luciano Moggi e poi non avevano nemmeno i soldi per organizzare una trasferta. Piaccia o no, Canonico è entrato col Bisceglie in Eccellenza e l'ha portato nel professionismo vincendo una Coppa Italia e il campionato di Serie D: i Di Rito e i Montaldi li ha scelti, ingaggiati e pagati lui, mica mio cugino...
Ora dovrà incassare il durissimo colpo della prima retrocessione sul campo da quando fa calcio. Una sconfitta rocambolesca, al termine di un doppio confronto che non si sarebbe dovuto neppure giocare, ai rigori e con l'incredibile concomitanza di quattro errori su sei tentativi, commessi dagli stessi calciatori che, sotto il profilo realizzativo, hanno tenuto in piedi la stagione stellata (Starita, Triarico, Scalzone e Longo).

Le possibilità di un ripescaggio sono concrete. Canonico non ha ancora parlato dopo lo choc di sabato sera ma nessuno si meraviglierebbe se decidesse di rilanciare, annunciando l'intenzione di chiedere la C e la volontà di allestire un organico in grado di conservare la categoria senza soffrire. L'incognita reale riguarda la possibilità di continuare a giocare in un impianto che necessita di adeguamenti. Nulla che non si potesse fare già da anni ma, al tempo stesso, tutto ciò che non è stato ancora fatto.

E adesso? Sarà un'estate lunga, contrassegnata da voci - spesso inventate di sana pianta -, smentite, illazioni, ipotesi, suggestioni, momenti di esaltazione ed episodi di sconforto, ultimatum, penultimatum, tentativi patetici di mettersi in evidenza e far parlare di sé da parte di personaggi in cerca d'autore. Nei ritagli di tempo, forse, ci sarà spazio per le questioni serie. È così che va il calcio.
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