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Il pizzicotto

Mr Ferson, dieci anni dopo. L'emozione che non si arrende

«Chi rinuncia ai propri sogni è destinato a morire». Ma chi persevera non andrà mai via

Mia madre, sua consorte, non approverebbe un memoriale pubblico.
Perché ha vissuto gli ultimi dieci anni di vedovanza in quel silenzio dignitoso che protegge se non lo si interrompe con ricordi troppo cari o dolorosi.
Io, però, da figlia, discendente, erede non troppo adeguata a succedergli, ad Ezio Ferrara devo almeno questo.
Devo almeno due parole che abbia senso scambiare con chi legge.

Il 2 novembre, giorno dei morti del 2007, esatti due lustri addietro mentre scrivo, mio padre Ezio ci salutava definitivamente.
Il giorno dopo, tristi, lo salutavate voi con noi nell'aula di una chiesa ed eravate così in tanti a succedervi tra gli scranni da non riuscirvi a mettere a fuoco né a contare. Carezze e parole scambiate a migliaia con volti che in quegli attimi sembravano tutti dolci e tutti uguali, dieci anni dopo si fanno ricordare, come i trascorsi, le amicizie, l'affetto che avevano portato ciascuno di voi ad essere allora lì per lui.
Non è di questo, però, che intendo parlare. Non si scrive un articolo di blog per tirar fuori dalla furia dei pensieri le memorie di un funerale.

Se scrivo è perché c'è qualcosa da raccontare che vale la pena. Una storia di vita che non si arrende alla vita e da cui, chi vuole, può trarre la morale che gli pare. Io ho scelto la più bella o - vista la mia posizione di orfana che non ha mai accettato il ruolo - la più comoda: «Chi rinuncia ai propri sogni è destinato a morire». Lo diceva Jim Morrison, uno di quelli che non morirà mai.

Il 2 novembre, per assoluta volontà del caso, una epifania ha fatto tornare Ezio Ferrara alla mente di chi non lo conosceva come amico, come giornalista, come appassionato di archeologia, come biscegliese a volte ingombrante per le sue idee, ma come audiofilo serio.
Per chi lo ammirava in qualità di professionista dell'elettronica, lui era quel "Mr Ferson" che creava schemi all'avanguardia, suoni purissimi, impianti qualitativamente eccezionali nei sottani di via IV Novembre.

Da Bari, in un gruppo di audiofili pugliesi, proprio il 2 novembre 2017 Lello Reali (che non conosco) ha ricordato Mr Ferson come quell'uomo grazie al quale «si è potuta concretizzare una comparsa pugliese nella storia dell'hi-fi Made in Italy».
Reali ha fatto anche di più e lo racconta: «stamattina, con mia grande emozione, sono riuscito a portare a buon fine la trattativa d'acquisto di una rarissima coppia di diffusori Ferson Model AX 350.
Grazie all'interesse di Angelo Ruggieri per il marchio Ferson e la famiglia Ferrara, quest'anno questa coppia di diffusori sarà esposta molto probabilmente in occasione dell'Apulia hi-fi show il prossimo 2 e 3 dicembre, in apposita saletta o sala dedicata alla storia di questa azienda hi-fi tutta pugliese».


La storia non finisce qui. Perché, da audiofilo ultras, Reali (e con lui Angelo Ruggieri e Mario Asciuti, veri deus ex machina dell'Apulia HiFi Show di Bisceglie) intende andare oltre nelle ricerche e reperire da tutta Italia informazioni utili a ricostruire la storia - a me del tutto ignota - della Ferson e dei suoi diffusori artigianali. Oggetti sonanti che, sopravvivendo a chi le realizzò, ancora sanno emozionare chi se ne intende.

Oggi ho scoperto che Mr Ferson non si arrende, neanche alla vita. E, scegliendo di raccontarvelo con le lacrime che scorrono sul volto e di coinvolgervi tutti nelle ricerche che partiranno a breve, spero di aver fatto una strenna da 2 novembre anche a voi.
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