Il fiore reciso. <span>Foto Liliana Salerno</span>
Il fiore reciso. Foto Liliana Salerno
Le parole di Sherazade

Il fiore reciso

Rubrica a cura di Liliana Salerno

Proseguono le favole di cronaca scritte da Liliana Salerno e consigliate a un pubblico maggiore di 12 anni.
Il nuovo racconto si intitola "Il fiore reciso": una storia d'amore tra due ragazzi minorenni che devono affrontare l'ostacolo dei propri genitori, che non accettano la loro relazione. Si arriverà anche a un "confronto" con un sacerdote.
a cura di Luca Ferrante

C'era una volta… una storia d'amore.
«Ma questo è l'amore?» si domandava Paola con le lacrime agli occhi.
Sentiva ancora dolore: quel dolore così intimo e feroce le era rimasto dentro.
Ma ora, di certo, era una donna: una donna di 14 anni…
Non riusciva ancora ad alzarsi, il ventre le faceva male, e non riusciva a trattenere il rigurgito...
Il suo compagno prese l'iniziativa: risalirono entrambi sullo scooter e la condusse, spaventato, all'ospedale.
Ora era un uomo. Di 15 anni, ma un uomo.
Il medico in camice bianco vide i due bambini abbracciati; condusse Paola su di un lettino, la visitò e non trovò nulla.
«Allora possiamo andare?» esclamò Antonio al colmo della gioia!
«Non tanta fretta, giovanotto!» gli rispose il medico: «Siete minorenni!»
Poi si avvicinò a Paola per chiederle le generalità.
La sala del pronto soccorso era livida e asettica.
Nel pronunciare il nome dei suoi genitori, Paola la trovò spettrale.
Ma non poté farci nulla: si erano cacciati in un bel guaio!
E non c'era nulla in quella stanza, del loro tramonto infuocato, del colore degli asciugamani stesi sui sassi; nulla della risacca che aveva accompagnato le loro mani e le loro parole verso quella unica e vera prima volta…
La mamma arrivò trafelata: voleva abbracciarla, ma il medico la trattenne per raccontarle, impietosamente, l'accaduto…
Paola vide sua madre portare le mani al viso, come faceva quando accadeva una disgrazia in famiglia, e le sentì dire: «Dottore, ma mia figlia dorme ancora con l'orsetto di peluche…».
Il medico si strinse nelle spalle desolato, poi la pregò di discutere, a casa, della cosa….
In macchina non si dissero nulla.
Antonio non c'era.
Era corso a casa,….ma non aveva ancora aperto bocca quando suo padre prese il ricevitore dell'apparecchio telefonico, per rispondere alla mamma di Paola, che, per rispetto o per imbarazzo, chiese di sua moglie.
La signora Elisabetta non capiva: perché mai avrebbe dovuto incontrare privatamente la mamma di Paola?
Cercò di non far trapelare l'ansia di fronte al marito; riattaccò dicendo: «Va bene, signora, le faccio sapere!» e andò in camera da suo figlio, che, come sempre, minimizzò l'accaduto.
Era un adolescente immaturo, pronto a tuffarsi in situazioni più grandi di lui nel tentativo, infantile, di sentirsi più grande di quanto non fosse.
La mamma gli parlò con dolcezza e lui le raccontò brevemente che avevano fatto l'amore, e che Paola aveva perso la verginità… ma non sapeva capire perché la sua mamma volesse parlarle.
Elisabetta, invece, lo capiva benissimo; ed era imbarazzata come se fosse stata lei l'autrice del gesto; avrebbe voluto essere assolutamente irreperibile, ma una madre addolorata le aveva chiesto un incontro.
Pensò di non poterla ignorare, per cui propose al figlio che il "confronto" avvenisse in presenza di un sacerdote.
Antonio acconsentì.
Fu così che giunse in parrocchia questo strano quartetto: due madri dal volto tirato e un sorriso da circostanza, e due bambini, mano nella mano.

Nella stanza del parroco c'era poca luce: la mamma di Paola parlava come se avesse masticato pane e letteratura…
«Mia figlia», diceva, «è come un fiore reciso…». Dimenticando, forse, che era stata la mano di un bambino a stringerne lo stelo e che la ragazza era innamorata e consenziente.
Antonio si alzò infastidito ed uscì dalla stanza, dove invece il colloquio durò a lungo.
Il "mostro" che aveva "reciso il fiore", si fermò in segreteria, ad ascoltare i giovani dell'azione cattolica, ma aveva una voglia matta di parlare, di raccontare di sé, del suo mondo, del suo amore per la sua ragazza che era totalmente sua, senza reticenze, e che, per un sentimento che non a tutti è dato di provare, con fiducia totale, si era data a lui.
…e così fece: le parole gli scorrevano fluide, con tutti, estranei, amici e conoscenti; poi si rendeva conto della situazione ed aggiungeva: «Non lo dite a nessuno…». Ma era evidente che non sapeva gestirla.
E Paola?
Uscì anche lei, stanca delle obsolete lamentazioni di sua madre, che aveva davvero vissuto male la situazione e con la consapevolezza di dover tacere senz'altro con suo padre, lasciando le due donne sole con il sacerdote.
Raggiunse Antonio e gli disse: «Non mi importa niente di quello che dice mia madre!»
Ed era così: Antonio l'abbracciò.

Elisabetta uscì per ultima dalla stanza ed era livida come un cencio lavato!
Il mattino seguente prenotò un viaggio in India per suo figlio, ma anche questo non spaventava i ragazzi.
Troppo presto per decidere il futuro?
Senz'altro!
Ma nessun calendario segna con esattezza quando vivere un atto d'amore.


Nuovo appuntamento con "Le parole di Sherazade" di Liliana Salerno martedì 8 dicembre

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