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Serie C, società rassegnate alla chiusura dei giochi

Sul tavolo, oltre che le questioni economiche, anche i verdetti e l'interscambio con gli altri campionati. Il Bisceglie chiede la neutralizzazione dell'annata

L'assemblea dei rappresentanti delle società di Lega Pro, riuniti ovviamente in videoconferenza col presidente Ghirelli, ha espresso l'intenzione - a larghissima maggioranza - di stabilire la definitiva chiusura dell'annata 2019-2020, al momento sospesa. Le prospettive di una ripresa delle competizioni paiono decisamente limitate, al punto che pochi club si ostinano a non prendere atto dell'inevitabile.

Il nodo gordiano da sciogliere riguarda le ripercussioni sulla tenuta finanziaria. «Ogni giorno che passa l'intersecarsi del rischio della chiusura delle proprie aziende di famiglia e i costi da sostenere per la gestione del club di calcio aumenta la gravità della situazione. Un impianto sociale come quello dei club di Serie C è molto vicino al rischio di collasso» ha ammesso Francesco Ghirelli, chiedendo toni bassi soprattutto ai rappresentanti dell'Aic, l'associazione italiana calciatori, e in particolare al loro portavoce per la C, l'ex centravanti del Trani (e più in là anche della Sampdoria) Umberto Calcagno.

«Nessuno pensa che debbano pagare i soli calciatori. Il vero pericolo e rischio concreto è che in questa crisi planetaria i proprietari rischiano di veder fallire le proprie aziende e trovarsi con le "pezze al..."» ha spiegato il presidente della Lega Pro. «Il calciatore potrebbe trovarsi senza più le società e quindi, anche lui, senza lavoro. Ecco perché c'è bisogno di grandi sacrifici per salvare il calcio. È finita una stagione, per i calciatori della Serie C non dorata come quelli della Serie A, ma migliore degli operai che sono già in cassa integrazione e che sono grati per ricevere tale aiuto (non è demagogia). Il problema vero e che occorre comprendere con chiarezza, e prima lo si capisce e meglio è, che il dopo virus determinerà un disastro con la possibile scomparsa di un numero preoccupante di club» ha aggiunto.

Tema apparentemente secondario è quello dei verdetti: ciascuno tira l'acqua al suo mulino e immaginare un sistema disciplinato di interscambio tra i diversi livelli del calcio italiano sembra piuttosto aleatorio in questa fase. L'impressione è che la crisi regolerà i rapporti di forza imponendo il ridimensionamento - quando non addirittura la chiusura dell'attività - a quei club che non riusciranno a garantire i requisiti necessari alla partecipazione ai diversi campionati. Per quanto sia facilmente immaginabile un pesante abbattimento dei compensi per calciatori, tecnici e dipendenti dei club professionistici (e di riflesso per le medesime figure nel calcio dilettantistico), la variabile reale è la capacità di raccolta delle sponsorizzazioni da parte delle singole società.

Lo schieramento di coloro che chiedono una neutralizzazione delle classifiche attuali comprende, ovviamente, il Bisceglie, che secondo la graduatoria cristallizzata dopo 30 giornate sarebbe addirittura retrocesso in Serie D senza potersi giocare nemmeno i playout a causa del divario di nove lunghezze rispetto alla Sicula Leonzio. Nicola Canonico ha fatto sapere di voler chiedere il congelamento degli organici, che di fatto manterrebbe il club nel calcio professionistico. Quanto alle già scarse probabilità di un concreto interessamento di imprenditori e cordate all'acquisizione della proprietà, al momento sembrano azzerate.
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