Anziana armata
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Il caffè del filosofo

Armi e paura: pronti per una dittatura?

La nuova rubrica di PoliSofia

Una delle tradizioni più antiche in Italia e quella della costruzione d'armi. Oggi, poi, come è stato illustrato recentemente anche dalla rivista Internazionale, cresce in maniera esponenziale l'acquisto, l'uso e la detenzione di armi. Anche se dati statistici del 2018 rivelano che la sicurezza in Italia è fortemente migliorata nel corso degli ultimi anni, non manca chi ancora sente forte il bisogno di protezione. Per questo, sempre più italiani delle più svariate età e fasce sociali decidono di comprare una pistola da tenere in casa, per ogni evenienza.

La discrepanza fra i dati statistici del Censis che dimostrano una drastica diminuzione degli omicidi, delle rapine e delle denunce e la crescita dell'insicurezza da parte degli italiani, ci spinge a domandarci su quale sia la vera causa di tutto questo. In realtà, ciò che maggiormente spinge gli italiani ad acquistare un'arma non è la diminuzione della percentuale, come la diminuzione della percentuale della criminalità non è legata al possesso di armi. Ciò che davvero emerge da questa discrepanza è la percezione di insicurezza che caratterizza la nostra società e la paura dell'altro. Acquistare un'arma è la fenomenologia di una paura che fa da sottofondo a tutta la nostra società e, quindi, a tutta la nostra vita.

Il meccanismo, tuttavia, non è nuovo, ma è tipico di ogni società. Nella storia di ogni società si è sempre innescato il meccanismo del capro espiatorio. Nel Libro del Levitico viene raccontato del rito compiuto da Aronne, il sommo sacerdote, e che il popolo avrebbe ripetuto ogni anno. Il rito consiste nel prendere due capri, uno da offrire al Signore e l'altro da mandare nel deserto con tutte le colpe e i peccati del popolo. Nell'esilio del capro veniva espiata la colpa del popolo. Renè Girard ha anche avanzato l'ipotesi che il meccanismo sociale del capro espiatorio sia a fondamento della nascita e dello sviluppo di tutte le società. In altre parole, ogni società per costruire se stessa ha bisogno di un capro espiatorio, di una categoria sociale, facilmente individualizzabile, su cui poter scaricare tutte le colpe. Il classico capro espiatorio, oggi, sono i migranti, di cui il nostro immaginario ha chiara la percezione come coloro che scendono da un barcone, che vengono a rubare qualcosa, che bisogna, in qualche modo, neutralizzare. Ma, oltre ai migranti, al meccanismo del capro espiatorio è legato anche il porto d'armi.

Guardandole da vicino, le armi sono anzitutto strumenti. Ora, la tradizione filosofica ci ha insegnato che uno strumento, di per sé, è neutrale. Ciò che rende uno strumento utile o dannoso per l'individuo è il suo utilizzo più che la sua essenza. Tuttavia, questa tradizione non funziona esattamente con lo strumento-arma. Infatti, l'arma è uno strumento che ha una precisa utilità e non potrebbe essere utilizzato per altro. Potrei utilizzare una pistola per appendere un quadro, ma sarebbe più facile e più sicuro utilizzare un martello. Dove, invece, il martello posso utilizzarlo per appendere un quadro o per rompere la testa a qualcuno. Un'arma, invece, non ha questa neutralità, ma il suo utilizzo è caratterizzante la sua stessa essenza. In altre parole, un'arma la utilizzo per sparare a qualcuno. E se sparo a qualcuno significa che cerco di ucciderlo o, almeno, di ferirlo. In entrambi i casi, reco sempre un danno a qualcuno. Dove il danno cerca di essere proporzionale al danno che l'altro può recare a me.

Ma, l'acquisto e il possesso di un'arma indica un danno potenziale che l'altro potrebbe fare a me, non un danno reale. E la paura di un danno potenziale, mi spinge ad attaccare per primo. Considerato questo in campo sociale e politico, significa tornare a ciò che diceva Hobbes dell'homo homini lupus, l'uomo lupo di altri uomini. Fino a delegare, per paura, tutti i miei diritti ad un Giudice Supremo, ad un Arbitro Ingiudicabile, ad un Dittatore. Insomma, l'acquisto di armi è già la delega alla paura, il primo passo per costruire una dittatura, dove la pace è garantita dal fatto che tutti hanno un'arma puntata contro. In attesa che qualcuno spari.
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