Un pediatra sul web
Locri nel cuore
Rubrica a cura del dottor Antonio Marzano - Pediatra di famiglia
martedì 15 agosto 2023
9.22
«Dottore c'è una consulenza dal pronto soccorso».
Il trillo del telefono è piuttosto effervescente e tra reparto, sala parto e consulenze dal pronto soccorso. Che dire, certo il gettone quantomeno lo sto onorando.
Il tempo di calzare le scarpe e sono in sala visite: «Prego signora, mi dica». Il mio infermiere e la mia caposala, con tutto il rispetto nei miei confronti, fin dal primo momento, mi avevano avvistato: «Dottore, mi raccomando, qui non solo non è nel suo studio a Bisceglie, ma è in ospedale e aimhé a Locri». Ho un'espressione incerta e dubitativa, ma tant'è. Io sono il più anziano 69 anni e loro sono trentenni e quarantenni, ma io sono l'ultimo arrivato e del tutto all'oscuro delle dinamiche ospedaliere.
«Dottore mi hanno chiamato perché Nicola mentre giocava a calcetto è caduto e ha battuto la testa».
«Nicola - dico - e come ti senti?»
«Bene». Nicola è una dodicenne vispo e vigile.
«Nicola, chiudi gli occhi e vieni qui con le braccia sollevate». Esegue subito e bene. «Siediti sul lettino» accarezzo la sua testa e in regione parieto-temporale palpo un piccolo ematoma morbido e non dolente. Poi con l'oftalmoscopio guardo il fondo degli occhi e con l'otoscopio le membrane timpaniche: tutto bene. «Nicola, dimmi: ti gira la testa? Hai vertigini?» «No sto bene!»
A questo punto mi rivolgo alla madre con una voce rassicurante e sotto lo sguardo preoccupato dell'infermiere le dico: «Signora, suo figlio sta bene». L'esame obiettivo è del tutto negativo per cui le consiglio di riportare Nicola a casa. Propio in quel momento, arriva un signore che in dialetto calabrese mi dice che Nicola nel cadere ha battuto la testa sul bordo in cemento di una aiuola.
«Va bene - dico - Nicola, ma quando sei caduto hai perso conoscenza?» «Sì» mi risponde. «E solo per qualche minuto» conferma il signore arrivato.
La mamma mi guarda con una espressione di sfida, mi si avvicina l'infermiere, mentre io pontifico: «Nicola sta bene. Tutt'al più lo teniamo sotto controllo questa notte e domani lo dimettiamo». «Dottore - mi fa la madre - che significa? E se poi succede qualcosa questa notte?» ora il suo sguardo è minaccioso.
Arriva la caposala, che con l'infermiere mi si avvicinano e alitandomi in faccia: «Dottore, scriva subito la Tac urgente codice rosso!» Provo a dare fiato alla bocca: «Ma Nicola sta bene...» «Dottore scriva subito. Se succede qualcosa a noi ci fanno denunce e denunce, ma lei... a lei sparano!» Sgrano gli occhi.
«Signora è preferibile fare la TAC cranio, e subito, così stiamo più tranquilli». La madre non mi risponde nemmeno. Arriva un altro infermiere con la sedia a rotelle ed accompagna Nicola in radiologia brandendo il foglio di Tac urgente per trauma cranico.
Mi chiudo in camera, solo, stordito. "Ma che cazz di dottore sei?" mi dico "E tu sei dottore? E tu non capisci niente e prendi ordine dagli infermieri? Una figura di...m..." Ho appena chiuso gli occhi, quando trilla il telefono.
«Sì» dico.
«Collega, chi sei?»
«Sono il pediatra gettonista»
«Io sono il radiologo. Senti ma come ti chiami?
«Sono Marzano e vengo da Bisceglie»
«Ah. Senti al bambino che hai mandato a fare la tac urgente ho trovato una frattura della base cranica con un inizio di versamento ematico intracerebrale. Ora è partito per la Neurochirurgia di Reggio Calabria in ambulanza».
«Grazie» gli dico.
«Grazie a te» mi risponde.
A questo punto apro la porta e di corsa raggiungo l'infermiere e la capo sala, loro si alzano dalla sdraio mentre io salto loro al collo urlando: «Grazie, grazie, grazie! Mi avete salvato la vita e fatto fare indegnamente una bella figura con il radiologo. Grazie!»
Il trillo del telefono è piuttosto effervescente e tra reparto, sala parto e consulenze dal pronto soccorso. Che dire, certo il gettone quantomeno lo sto onorando.
Il tempo di calzare le scarpe e sono in sala visite: «Prego signora, mi dica». Il mio infermiere e la mia caposala, con tutto il rispetto nei miei confronti, fin dal primo momento, mi avevano avvistato: «Dottore, mi raccomando, qui non solo non è nel suo studio a Bisceglie, ma è in ospedale e aimhé a Locri». Ho un'espressione incerta e dubitativa, ma tant'è. Io sono il più anziano 69 anni e loro sono trentenni e quarantenni, ma io sono l'ultimo arrivato e del tutto all'oscuro delle dinamiche ospedaliere.
«Dottore mi hanno chiamato perché Nicola mentre giocava a calcetto è caduto e ha battuto la testa».
«Nicola - dico - e come ti senti?»
«Bene». Nicola è una dodicenne vispo e vigile.
«Nicola, chiudi gli occhi e vieni qui con le braccia sollevate». Esegue subito e bene. «Siediti sul lettino» accarezzo la sua testa e in regione parieto-temporale palpo un piccolo ematoma morbido e non dolente. Poi con l'oftalmoscopio guardo il fondo degli occhi e con l'otoscopio le membrane timpaniche: tutto bene. «Nicola, dimmi: ti gira la testa? Hai vertigini?» «No sto bene!»
A questo punto mi rivolgo alla madre con una voce rassicurante e sotto lo sguardo preoccupato dell'infermiere le dico: «Signora, suo figlio sta bene». L'esame obiettivo è del tutto negativo per cui le consiglio di riportare Nicola a casa. Propio in quel momento, arriva un signore che in dialetto calabrese mi dice che Nicola nel cadere ha battuto la testa sul bordo in cemento di una aiuola.
«Va bene - dico - Nicola, ma quando sei caduto hai perso conoscenza?» «Sì» mi risponde. «E solo per qualche minuto» conferma il signore arrivato.
La mamma mi guarda con una espressione di sfida, mi si avvicina l'infermiere, mentre io pontifico: «Nicola sta bene. Tutt'al più lo teniamo sotto controllo questa notte e domani lo dimettiamo». «Dottore - mi fa la madre - che significa? E se poi succede qualcosa questa notte?» ora il suo sguardo è minaccioso.
Arriva la caposala, che con l'infermiere mi si avvicinano e alitandomi in faccia: «Dottore, scriva subito la Tac urgente codice rosso!» Provo a dare fiato alla bocca: «Ma Nicola sta bene...» «Dottore scriva subito. Se succede qualcosa a noi ci fanno denunce e denunce, ma lei... a lei sparano!» Sgrano gli occhi.
«Signora è preferibile fare la TAC cranio, e subito, così stiamo più tranquilli». La madre non mi risponde nemmeno. Arriva un altro infermiere con la sedia a rotelle ed accompagna Nicola in radiologia brandendo il foglio di Tac urgente per trauma cranico.
Mi chiudo in camera, solo, stordito. "Ma che cazz di dottore sei?" mi dico "E tu sei dottore? E tu non capisci niente e prendi ordine dagli infermieri? Una figura di...m..." Ho appena chiuso gli occhi, quando trilla il telefono.
«Sì» dico.
«Collega, chi sei?»
«Sono il pediatra gettonista»
«Io sono il radiologo. Senti ma come ti chiami?
«Sono Marzano e vengo da Bisceglie»
«Ah. Senti al bambino che hai mandato a fare la tac urgente ho trovato una frattura della base cranica con un inizio di versamento ematico intracerebrale. Ora è partito per la Neurochirurgia di Reggio Calabria in ambulanza».
«Grazie» gli dico.
«Grazie a te» mi risponde.
A questo punto apro la porta e di corsa raggiungo l'infermiere e la capo sala, loro si alzano dalla sdraio mentre io salto loro al collo urlando: «Grazie, grazie, grazie! Mi avete salvato la vita e fatto fare indegnamente una bella figura con il radiologo. Grazie!»