
Viaggio nell'Infinita Bellezza
Un concerto eseguitissimo
Concerto n° 1 in si bemolle op 23 di Petr Cajkovski
sabato 14 aprile 2018
9.46
Nel nostro percorso musicale incontriamo un compositore celeberrimo, che ha composto di tutto e per tutti: Petr Cajkovskij.
Ma di tutta la sua produzione musicale voglio appuntare la mia attenzione e suscitare la vostra curiosità sul Concerto n°1 in si bemolle op 23.
L'autore lo compose nel 1874-1875 all'età di 34 anni. È una composizione letteralmente monumentale, con un inizio solenne. Sembra che la sua prima uscita a Mosca, non fu condivisa e apprezzata dal pianista Nicolai Rubistain, cui Cajkovskij fece leggere lo spartito, invitandolo a studiarlo ed ad eseguirlo.
Rubistain ebbe parole di disapprovazione, invitando Cajkovskij ad apportare profonde modifiche. Per tutta risposta il compositore si girò sui tacchi ed andò via, per cui la prima del concerto avvenne a Boston da parte di Hans von Bulow nel 1875, esattamente il 25 ottobre. Fu un successo straordinario e da allora Il Concerto n° 1 è uno dei Concerti per pianoforte e orchestra più eseguiti, più conosciuti, più completi.
Ecco forse questa è "la parola" che sento più corretta: completo.
Ogni volta che ascolto i concerti di Beethoven sembra che il numero 1 sia il prologo per numero 2 e così fino al numero 5. È come se ogni concerto di Beethoven mi lasciasse il tempo di riflettere sulla opportunità di non fermarmi nell'ascolto, perchè il suo discorso tempestoso, impetuoso, passionale, eroico, inizia dal primo e si conclude con il quinto.
Il concerto di Cajkovskij è completo, non lascia nulla in sospeso... è come se fosse un concerto compiuto in tutto.
Una introduzione che mette i brividi, con un motivo che abbiamo imparato a ripetere a memoria in tante occasioni: MI RE FA MI SI DO LA RE MI LA RE SI LA SOL RE MI SOL e che sembra proprio un anelito alla vita. È come se l'Autore abbracciasse tutto l'universo e che da questo fosse pervaso da uno stupore fantastico. Tutti i grandi pianisti lo hanno eseguito e continuano ad eseguirlo e so di certo che tecnicamente è molto impegnativo. I motivi si susseguono, si intrecciano, si confondono in un turbinio senza limiti: la partitura è esplosiva e trascina l'ascoltatore in un mondo onirico.
A proposito poi della esecuzione a Boston da parte di Bulow, non si sa se fu eseguito esattamente come l'Autore lo aveva scritto o se siano state apportate modifiche. Modifiche che poi non si sa bene se siano state eliminate del tutto. Senza entrare nei dettagli pianistici tecnici, il concerto n°1 è una vera palestra di atletismo, soprattutto per gli esecutori di alcuni anni fa. Per i più recenti, e tra questo vi inviterei all'ascolto dell'esecuzione del maestro Roberto Cappello, che l'associazione Fonè ha avuto il privilegio di ospitare a Bisceglie, in cui è molto più curata l'eleganza, la raffinatezza esecutiva, piuttosto che il virtuosismo che in alcuni tratti sembra esasperato.
Vorrei a questo punto concludere con le parole di Pieto Rattalino, che scrive: «I Concerti per pianoforte che pareggiano la popolarità del Primo di Cajkovskij si contano sulle dita di una mano. Dalla melodia dell'imponente introduzione in tempo lento, introduzione che è un vero e proprio tema con prima variazione, cadenza, seconda variazione e coda, fino alla melodia esposta dapprima dal flauto nel secondo movimento e fino al secondo tema finale, che viene portato all'apoteosi nella coda,è tutto un insieme di punti culminanti in una caleidoscopica varietà di atteggiamenti espressivi».
Insomma, un capolavoro del genio.
Ma di tutta la sua produzione musicale voglio appuntare la mia attenzione e suscitare la vostra curiosità sul Concerto n°1 in si bemolle op 23.
L'autore lo compose nel 1874-1875 all'età di 34 anni. È una composizione letteralmente monumentale, con un inizio solenne. Sembra che la sua prima uscita a Mosca, non fu condivisa e apprezzata dal pianista Nicolai Rubistain, cui Cajkovskij fece leggere lo spartito, invitandolo a studiarlo ed ad eseguirlo.
Rubistain ebbe parole di disapprovazione, invitando Cajkovskij ad apportare profonde modifiche. Per tutta risposta il compositore si girò sui tacchi ed andò via, per cui la prima del concerto avvenne a Boston da parte di Hans von Bulow nel 1875, esattamente il 25 ottobre. Fu un successo straordinario e da allora Il Concerto n° 1 è uno dei Concerti per pianoforte e orchestra più eseguiti, più conosciuti, più completi.
Ecco forse questa è "la parola" che sento più corretta: completo.
Ogni volta che ascolto i concerti di Beethoven sembra che il numero 1 sia il prologo per numero 2 e così fino al numero 5. È come se ogni concerto di Beethoven mi lasciasse il tempo di riflettere sulla opportunità di non fermarmi nell'ascolto, perchè il suo discorso tempestoso, impetuoso, passionale, eroico, inizia dal primo e si conclude con il quinto.
Il concerto di Cajkovskij è completo, non lascia nulla in sospeso... è come se fosse un concerto compiuto in tutto.
Una introduzione che mette i brividi, con un motivo che abbiamo imparato a ripetere a memoria in tante occasioni: MI RE FA MI SI DO LA RE MI LA RE SI LA SOL RE MI SOL e che sembra proprio un anelito alla vita. È come se l'Autore abbracciasse tutto l'universo e che da questo fosse pervaso da uno stupore fantastico. Tutti i grandi pianisti lo hanno eseguito e continuano ad eseguirlo e so di certo che tecnicamente è molto impegnativo. I motivi si susseguono, si intrecciano, si confondono in un turbinio senza limiti: la partitura è esplosiva e trascina l'ascoltatore in un mondo onirico.
A proposito poi della esecuzione a Boston da parte di Bulow, non si sa se fu eseguito esattamente come l'Autore lo aveva scritto o se siano state apportate modifiche. Modifiche che poi non si sa bene se siano state eliminate del tutto. Senza entrare nei dettagli pianistici tecnici, il concerto n°1 è una vera palestra di atletismo, soprattutto per gli esecutori di alcuni anni fa. Per i più recenti, e tra questo vi inviterei all'ascolto dell'esecuzione del maestro Roberto Cappello, che l'associazione Fonè ha avuto il privilegio di ospitare a Bisceglie, in cui è molto più curata l'eleganza, la raffinatezza esecutiva, piuttosto che il virtuosismo che in alcuni tratti sembra esasperato.
Vorrei a questo punto concludere con le parole di Pieto Rattalino, che scrive: «I Concerti per pianoforte che pareggiano la popolarità del Primo di Cajkovskij si contano sulle dita di una mano. Dalla melodia dell'imponente introduzione in tempo lento, introduzione che è un vero e proprio tema con prima variazione, cadenza, seconda variazione e coda, fino alla melodia esposta dapprima dal flauto nel secondo movimento e fino al secondo tema finale, che viene portato all'apoteosi nella coda,è tutto un insieme di punti culminanti in una caleidoscopica varietà di atteggiamenti espressivi».
Insomma, un capolavoro del genio.