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Coronavirus, tutti parlano e nessuno la dice giusta

Noi pediatri di famiglia continuiamo a lavorare alla cieca

Credo di essere stato un facile profeta quando in occasione di un altro articolo su BisceglieViva scrissi: «Ora abbiamo maturato l'arroganza di contenere i virus».

Il delirio di onnipotenza ha da sempre segnato il destino dell'uomo. Il fatto nuovo è che in questa occasione non uno ma tanti uomini, su questo pianeta, e mi riferisco ai "capataz", si sono vestiti chi più chi meno di arroganza e hanno pontificato, e continuano a pontificare, di tutto e di più, senza ahimè ammettere umilmente che mai come questa volta l'uomo la sfida l'ha già persa.
Non sarò qui a scrivere i dati, perché li conoscete molto bene. Ma una serie di osservazioni sono doverose, come del resto anche i dubbi che solo studi e ricerche approfondite potranno dirimere.

Questo virus "nuovo" è nato da solo - così, per mutazione dei suoi predecessori - o qualcuno ci ha messo lo zampino?
A questa prima legittima e non polemica domanda, forse un giorno, a bocce ferme, potremmo avere una risposta onesta.
Certo, il giovane collega deceduto che per primo allertò le autorità cinesi su questa terribile minaccia, fu all'inizio deriso, poi osteggiato, quindi incatenato e infine... exitus. Lui, magari, lo avrebbe solo osservato ma come poteva prevederne la virulenza e la potogenicità se fosse stato solo il frutto di una mutazione spontanea?

Nel periodo compreso tra gennaio e metà marzo 2020 abbiamo rilevato un'incidenza di infezioni respiratorie recidivanti e severe nei bambini come mai negli anni precedenti. È molto difficile, adesso che la storia è venuta fuori, non sospettare che il Covid-19 fosse in parte responsabile di questo incremento. In qualche occasione, le indagini di laboratorio eseguite, piuttosto che chiarire, hanno alimentato i dubbi che ora sono diventati sospetti. E per fortuna (sì: perché a tutt'oggi non ne abbiamo la certezza) i bambini se la sono cavata con febbri, tossi, broncospasmi ma hanno avuto salva la vita perché solo in rarissimi casi sono arrivati in terapia intensiva per essere intubati. Hanno pagato con la malattia e la vita i genitori e soprattutto i nonni...

Pensate solo per un momento se le cose fossero andate diversamente... Non voglio nemmeno scriverlo!
Tanto che ora, a distanza di mesi, si cominciano a osservare nei bambini sospette complicanze: l'eritema pernio e la sindrome di Kawasaki. Da noi la prima patologia - per fortuna blanda ed autolimitante - è già arrivata, la seconda speriamo di no, perché affrontarla sarebbe più impegnativo.

Noi pediatri di famiglia continuiamo a lavorare alla cieca. Non possiamo fare né tamponi, né ricerca di anticorpi. E quando un bambino è accompagnato in studio dal genitore, certo non possiamo stare a fare le domande: «Dove siete andati?» «Con chi siete stati?» «Cosa avete fatto?» «È venuto qualcuno a trovarvi?» «Avete tosse?» «Come vi sentite?».

Per cui: mascherina, gel igienizzante... e speriamo bene. Nessuna polemica, nessuna recriminazione, solo certezza di impegno, dovere e prudenza. Una dichiarazione di difficoltà e di umiltà condivise, piuttosto, ci avrebbe uniti in tutto il pianeta in un abbraccio virtuale. Ci saremmo sentiti più forti senza le esternazioni del premier inglese, o del presidente americano, come anche delle uscite rassicuranti di alcuni dei nostri rappresentanti: «La situazione è sotto controllo», «Il nostro paese è sicuro», «Va tutto bene».

Nemmeno in questa occasione ho sentito uno di essi ammettere «Abbiamo sbagliato» oppure «Scusate, abbiamo peccato di arroganza ma ce la stiamo mettendo tutta».

Niente. Parlano e sostengono che vada tutto bene nonostante decine di migliaia di morti a causa del Coronavirus. Nemmeno ora riescono a collaborare ad essere coesi, a condividere l'impegno per trovare una via d'uscita.
Niente. Discussioni, liti, minacce, occupazioni.
Niente. Tutti parlano e nessuno la dice giusta.
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Rubrica di pediatria a cura del dottor Antonio Marzano - pediatra di famiglia

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