Nicola Losapio
Nicola Losapio
Spettacoli

Nicola Losapio racconta quando tutto è iniziato

L'attore biscegliese traccia il suo bilancio artistico e personale

L'attore biscegliese Nicola Losapio ha sempre coltivato sin da piccolo la passione per il teatro e l'arte interpretativa che gli ha permesso nel corso del tempo di farsi conoscere soprattutto al pubblico del piccolo schermo con numerose comparse come attore in fiction e film di successo del calibro di "Il capitano Maria" con Vanessa Incontrada, "Quo Vado" con Checco Zalone, "Quasi ricchi" con Sabrina Ferilli e Sergio Castellitto.

Queste sono state soltanto alcune delle principali tappe del percorso artistico intrapreso dall'attore biscegliese nel corso degli anni, che gli ha consentito di esplorare ambiti artistici così diversi e contrapposti tra di loro da consentirgli di costruire basi solide sulle quali lavorare.

Quando è iniziato il tuo viaggio in questo mondo chiamato teatro ?
Il mio viaggio artistico è nato nel teatro circa una decina di anni fa, col primo casting da attore per uno spettacolo teatrale inedito su don Pancrazio Cucuzziello, storica maschera biscegliese e spalla di Pulcinella al San Carlino di Napoli.
Un esordio fortunato col debutto in uno spettacolo scritto e diretto da un eccellente maestro e regista, drammaturgo teatrale ed attore come Tonio Logoluso, attuale direttore artistisco del teatro Don Luigi Sturzo di Bisceglie. Quest'ultima è stata una vera palestra teatrale che mi ha forgiato e preparato per ogni circostanza, un teatro dove si respirava un'aria speciale, unica, fatta di silenzio e rispetto per il teatro, un silenzio intervallato solo dalle direttive del regista e dalle interpretazioni degli attori che ripetevano all'inverosimile fino al raggiungimento della giusta eleganza dei movimenti del corpo e del tono della voce: non c'era spazio per le distrazioni ma solo un attento e scientifico lavoro e studio della sceneggiatura. Il metodo Logoluso era in linea con quello di Eduardo De Filippo con il suo celebre: "Per fare buon teatro bisogna rendere la vita difficile all'attore".

Spesso si afferma che l'attore riporta sul palcoscenico tutto ciò che vive nella propria vita quotidiana. Sei d'accordo?
In realtà solo in alcuni aspetti della vita sociale, poiché sul palcoscenico l'attore deve cercare di sdoppiarsi e scambiarsi con il personaggio da interpretare.

L'attore diventa il personaggio, si perde in lui, trova nuova dimora e ci si interfaccia con un personaggio che ha un altro vissuto, un altro modo di muoversi, un altro modo di parlare e andrebbe necessariamente studiato e adattato per quanto possibile alla propria mente e al proprio corpo. Ognuno di noi ha dei ricordi belli e brutti passati e presenti e sono un ottimo strumento di lavoro per l'attore che li riporta sul palcoscenico e li utilizza per dar vita agli stati d'animo del personaggio che interpreta, quando si recita se sei credibile significa che stai facendo bene il lavoro di attore.

Cosa racconta il tuo monologo intitolato "Agli studenti"? A quale pubblico si rivolge?
Si tratta di un monologo che ho avuto l'onore di presentare alla celebre "Festa della scuola" organizzata dal Rotary Club di Bisceglie. L'obiettivo è quello di sensibilizzare i destinatari a cui è rivolto, ovvero gli studenti, gli educatori, gli insegnanti e i genitori. In sintesi rimarco l'importanza della scuola come ambiente educativo in cui si cresce per imparare a vivere, per diventare uomini e donne adulti e maturi, capaci di camminare e di percorrere la strada della vita. È indispensabile non solo per lo sviluppo dell'intelligenza ma anche nella informazione integrale di tutte le componenti della propria personalità. Ogni operatore delle scuole deve dare speranza e ottimismo agli alunni per il loro cammino.

Quest'anno sei stato insignito dal Rotary Club di Bisceglie di un prestigioso riconoscimento in quanto promotore di sensibilità e bellezza. Che cosa ha significato per te ricevere questo premio?
Mi ha fatto piacere e mi ha regalato una sensazione particolare ricevere questo riconoscimento: si tratta di un altro riconoscimento che impreziosisce e arricchisce il mio percorso artistico. È stato davvero un onore ricevere un'attestazione di merito di questo valore dal prestigioso Rotary Club di fronte ad un pubblico straordinario.

La promozione della cultura artistica e sociale è importante per la crescita di una comunità come quella biscegliese?
È importante non solo a quella biscegliese ma a tutte le comunità. Le dinamiche culturali artistiche e sociali sono importanti perchè costituiscono un potente vettore di inclusione e di coesione tra i diversi strati della cittadinanza e permettono il dialogo tra le varie culture. Credo che la promozione della cultura artistica e sociale siano strumenti fondamentali per formare le persone, promuovere benessere, educazione e integrazione, valorizzare le persone e il capitale umano e credo che rappresentino pertanto una risorsa strategica ed un fattore decisivo per lo sviluppo e la crescita della comunità dal punto di vista sociale, economico e civile.

Il primo film da regista di Nicola Losapio intitolato "Il sottobosco" è stato girato a Bisceglie. Com'è nata l'idea per questa produzione?
Il mio primo progetto filmico, ancora in fase di lavorazione, è stato girato oltre che nella città di Bisceglie anche a Giovinazzo e Bari: un progetto che ha visto coinvolti svariati attori. L'idea è nata dalla passione per il cinema e dall'esperienza accumulata sui set di ogni tipo e grado. Più precisamente, è scaturita quando un giorno, mentre guardavo un terribile servizio di cronaca su una rete televisiva locale, era narrata la storia di persone (tra cui anche professionisti insospettabili) che si aggiravano ai piedi dello stadio di calcio nella città di Bari con l'intento di adescare bambini, evidenziando proprio un sottobosco di una misera realtà di vita.

È vero che chi riesce a stare solo con se stesso riesce a stare meglio con gli altri?
È vero. Come affermava Giacomo Leopardi, la solitudine è come una lente d'ingrandimento: se sei solo e stai bene stai benissimo, se sei solo e stai male stai malissimo. Chi rifugge la solitudine è generalmente una persona che soffre: rimanere da soli con se stessi fa paura, perché costringe ad avere a che fare con le proprie paure, quelle più nascoste, quelle che cerchiamo ogni giorno di soffocare dentro noi stessi e quindi non si ha la giusta tranquillità per interagire con serenità con gli altri.

Il tuo cortometraggio intitolato "EmotionalFreeze" racconta del sogno di un italiano medio che ha sposato la donna sbagliata. E che per questo decide di metterla, per un po', almeno a tacere. Com'è nata l'idea?
Questo cortometraggio da me scritto e interpretato è stato frutto di uno spot per un mobilificio piaciuto moltissimo tanto da superare le 200mila visualizzazioni su facebook. L'idea è nata dalla voglia di realizzare qualcosa di divertente: si tratta di una coppia "scoppiata" che evidenzia il rovescio della medaglia di un apparente benessere ma in realtà nasconde i suoi lati drammatici. È un benessere apparente, che ha distrutto i nostri sentimenti, finto e anche tecnologico che ci rende schiavi e che alla fine attraverso un'applicazione dello smartphone congela gli esseri umani e viene utilizzato per far tacere per sempre anche la propria donna.

Il teatro deve trasmettere anche messaggi sociali?
Il teatro di per se ha già funzioni sociali e non è nuovo a messaggi di questo genere grazie ad alcuni spettacoli di autori e registi che toccano temi come la violenza contro le donne, il razzismo, i retroscena di contesti politici, e così via: tutti temi che sensibilizzano il pubblico. Il teatro sa anche essere terapeutico per il sociale. Si pensi agli anziani a teatro, un binomio vincente che fa riscoprire creatività, capacità e partecipazione. Esso diventa importante nell'assistenza alle persone durante il processo d'invecchiamento: l'essere coinvolti all'interno del teatro produce connessioni affettive ed emotive che possono dare slancio a protagonismo, identità e benessere.

Per raggiungere il successo bisogna trovare il giusto compromesso tra realtà e ambizione?
L'equilibrio è fondamentale: va ricercato un giusto compromesso tra obiettivi e ambizioni, da un lato e quello che è fattibile, in termini di cambio direzione, dall'altro. Ritengo che non si deve mai perdere il contatto con la realtà: con umiltà e ambizione va tenuta con le redini. Il successo non deve condizionare la nostra vita e la nostra serenità. Credo che bisogna cercare di fare soltanto ciò che si ama e si crede: il successo arriverà in maniera spontanea.
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