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La discarica di Bisceglie e altre 43 non a norma: Italia condannata dalla Corte di giustizia Ue

Non rispettata la scadenza dell'ottobre 2015, peraltro prevista da una direttiva del lontano 1999

La vecchia discarica di Bisceglie - chiusa da anni - figura nell'elenco dei 44 siti sparsi per il paese oggetto della condanna emessa mercoledì 21 marzo dalla Corte di giustizia dell'Unione Europea ai danni dell'Italia a causa de mancato adeguamento alle disposizioni previste dall'apposita direttiva del 1999 entro la scadenza fissata dalla Commissione per il 19 ottobre del 2015. Bruxelles, alla fine di una procedura d'infrazione aperta nel 2012, aveva deferito il governo italiano alla Corte nel 2017.

«La direttiva Ue ha lo scopo di prevenire o ridurre per quanto possibile gli effetti negativi per l'ambiente e la salute umana dell'interramento di rifiuti introducendo severi requisiti tecnici» hanno ricordato i componenti della Corte in una nota.

«31 delle 44 discariche non risultavano ancora in regola all'ottobre 2015 mentre per sette i lavori di adeguamento sono stati completati solo nel 2017-2018 e per altre sei o non è stato possibile verificarne la conformità alle disposizioni della direttiva o i lavori di adeguamento sono stati svolti dopo il 2015.

Come tutti i Paesi Ue, l'Italia era tenuta a bonificare entro il 16 luglio 2009 le discariche che avevano ottenuto un'autorizzazione o che erano già in funzione prima del 16 luglio 2001 ('discariche esistenti'), adeguandole alle norme di sicurezza stabilite dalla direttiva del 1999, oppure a chiuderle.

Le 31 discariche non conformi nell'ottobre 2015 erano quelle di: Avigliano (località Serre Le Brecce); Ferrandina (località Venita); Genzano di Lucania (località Matinella); Latronico (località Torre); Lauria (località Carpineto); Maratea (località Montescuro); Moliterno (località Tempa La Guarella); Potenza (località Montegrosso-Pallareta); Rapolla (località Albero in Piano); Sant'Angelo Le Fratte (località Farisi); Capistrello (località Trasolero); Francavilla (Valle Anzuca); L'Aquila (località Ponte delle Grotte); Canosa (Co.be.ma); Torviscosa (società Caffaro); Corleto Perticara (località Tempa Masone); Marsico Nuovo (località Galaino); Matera (località La Martella); Rionero in Volture (località Ventaruolo); Salandra (località Piano del Governo); Senise (località Palombara); Tito (località Aia dei Monaci); Capestrano (località Tirassegno); Castellalto (località Colle Coccu); Castelvecchio Calvisio (località Termine); Corfinio (località Cannucce); Corfinio (località Case querceto); Mosciano Sant'Angelo (località Santa Assunta); Sant'Omero (località Ficcadenti); Montecorvino Pugliano (località Parapoti) e di Torviscosa (località La Valletta).

Le 7 discariche in cui i lavori per renderle conformi alla direttiva sono stati completati nel corso del 2017 e del 2018 sono: Andria (D'Oria G. & C. Snc), Bisceglie (Co.ge.ser), Andria (F.lli Acquaviva), Trani (BAT-Igea srl), Atella (località Cafaro), Pescopagano (località Domacchia), Tito (località Valle del Forno).

Le altre 6 per le quali non è stato possibile verificare la conformità alle disposizioni della direttiva o i lavori di adeguamento sono stati fatti dopo il 2015 sono quelle di: Potenza (località Montegrosso-Pallareta), Roccanova (località Serre), Campotosto (località Reperduso), San Mauro Forte (località Priati), San Bartolomeo in Galdo (località Serra Pastore) e Trivigano (ex Cava Zof).
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