Tavolo di un ristorante (repertorio)
Tavolo di un ristorante (repertorio)
Buongiorno

Si "gialli" chi può

Finalmente le riaperture, ora cerchiamo di essere più furbi del virus

Bisceglie, come tutta la Puglia, è tornata in zona gialla. Un passaggio lungamente atteso da intere categorie di lavoratori e comparti produttivi ridotti allo stremo dalla pandemia in sé e soprattutto da una gestione politica della crisi - a livello nazionale - che definire catastrofica è un benevolo complimento.

Non pochi obietteranno a questa semplice considerazione con osservazioni del tipo «Eravamo già in zona bianca» oppure «Ah perché, c'è mai stata la zona arancione?» e la tentazione di dar loro ragione, specie se si dovesse valutare quanto visto nelle ultime ore sulle strade assolate del lungomare biscegliese, sarebbe irresistibile.

Mi chiedo però, in tutta coscienza e al costo di sembrare per l'ennesima volta un ostinato difensore della movida e più in generale dei "gaudenti sofferti" (espressione coniata da Vittorio Sgarbi in un memorabile intervento al Costanzo Show nei primi anni '90), chi davvero avrebbe immaginato uno scenario differente e per quale bizzarra ragione. L'emergenza, naturalmente, non è alle spalle e assembrarsi senza ritegno potrebbe favorire un nuovo poderoso incremento dei casi: negarlo sarebbe da idioti. Il guaio tutto biscegliese (e italiano) è che una delle chiavi di volta per l'attenuazione di questa pandemia risiede nel buon senso di ciascuno di noi: la scriteriata ostinazione con cui qualcuno ha cercato di addossare sul settore della ristorazione e dell'intrattenimento tutte le colpe dell'esplosione dei contagi ha prodotto al tempo stesso un danno incalcolabile, per certi versi irreversibile, al tessuto socio-economico e la percezione, completamente sbagliata, che impedire e chiudere qualsiasi cosa fosse meglio di responsabilizzare.

Abbiamo perso tutti un'opportunità per diventare un pizzico più civili, ordinati, accorti: lo dimostrano le clamorose code registrate nei primi giorni della campagna vaccinale, dovute in gran parte al fatto che, con l'appuntamento alle 10:30, gli utenti si fossero presentati alle 7 del mattino non fidandosi del meccanismo nella convinzione che valesse la regola bizantina in vigore dal medico di base ("Vado a prendere il posto tre ore prima"). Lo dimostra l'incapacità, per larghissime fette di cittadini biscegliesi, di concepire un pomeriggio del weekend o una domenica mattina differente rispetto allo struscio sul lungomare, come se si dovesse per forza fare un giro da quelle parti e veramente non ci fossero alternative. La verità è che non sappiamo (ancora) diversificare le nostre abitudini e questo, purtroppo, s'incastra malissimo con l'esigenza di evitare bolge infernali, con tutto il corredo di polemiche e i riferimenti - reali - alla situazione critica all'interno delle strutture sanitarie.

Non resta che pensarlo davvero: «Si "gialli" chi può». Salviamoci da soli, magari rifuggendo da polemiche gratuite che, in altri tempi, sarebbero state decisamente più tollerabili nella loro chiara strumentalità. Mai come in questo momento appare fondamentale separare l'essenziale dal futile, concentrarsi su questioni centrali, badare al sodo. E allora ben venga la riapertura graduale delle attività di ristorazione e degli esercizi commerciali, con l'auspicio di effetti benefici sull'economia locale in attesa di regole meno restrittive sugli orari (come la riduzione della durata del coprifuoco). Ma guai ritenere che il Covid sia scomparso: usiamo tutti l'astuzia per provare a tenerci fuori dai guai, alzando il livello di attenzione con piccoli gesti che forse non siamo mai stati soliti compiere: forse concentrarsi in centinaia su una superficie di poche decine di metri quadri non è l'idea migliore. Cerchiamo di essere più furbi del virus.
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